Tariffe per l’illuminazione sulle tombe al cimitero elevate e contratti con il gestore del servizio secretati dal Comune nonostante la richiesta di accesso agli atti. Costi insostenibili per le lampade votive cimiteriali aumentati del 20%, passando da 24,79 euro del 2023 a 29,70 euro nel 2024. Un aumento giustificato, secondo il gestore del servizio Lux Votiva srl, dagli aggiornamenti Istat. A sollevare la questione è il cassanese Mauro Bonomelli: "In otto anni il canone è raddoppiato. Per l’illuminazione al cimitero per i miei genitori e mia nonna, la tariffa è aumentata a dismisura, un’assurdità considerando il bassissimo voltaggio e la ridicola potenza del consumo. Il Comune dovrebbe considerare di chiudere il contratto e stipularne un altro con una società più conveniente".
Il contratto tra Comune e gestore, di cui non è dato sapere i contenuti, risale al 1996 per una durata di 20 anni ma è stato rinnovato nel 2008, prima della scadenza, fino al 2043. Una forte protesta che non è passata inosservata, con numerosi messaggi sui social che annunciano la disdetta dell’abbonamento. Comune e gestore corrono ai ripari bloccando per 5 anni la tariffa annuale del 2023 di 24,79 euro, cifra comunque considerata molto più alta rispetto a servizi analoghi in molti altri Comuni, secondo la consigliera della civica Cassano Obiettivo, Elena Bornaghi, all’opposizione: "I costi eccessivi di Lux Votiva gravano ingiustificatamente sui cittadini, visto che il risultato economico per il servizio prestato all’ente si attesta a circa metà dei ricavi: una sproporzione evidente, soprattutto se confrontata con i canoni di altri Comuni. L’obiettivo principale avrebbe dovuto essere la riduzione netta del canone e non il tanto sbandierato blocco delle tariffe per 5 anni". Stefano Dati