Milano – Dal fondatore Luigi Mangiagalli, nel 1923, a Elio Franzini: cent’anni dopo il tema è sempre lo stesso, si è fatto "cronico". Mancano spazi. "Il problema è serio – conferma il rettore – molte delle nostre realtà sono con l’acqua alla gola, in particolare quelle del centro città, come le scienze economiche e sociali. E quindi dobbiamo cercare sempre nuovi spazi e soprattutto una loro razionalizzazione. È quello che stiamo cercando di fare col campus Mind e che continueremo a fare".
Qual è il piano complessivo?
"Metteremo in vendita gli spazi di via Noto e Sesto San Giovanni, da qui al 2026-27. Gli studenti di via Noto (Beni culturali, ndr) si trasferiranno già nel primo ’24 in via Celoria dove c’era Veterinaria. Sesto (Mediazione linguistica, ndr) avrà tempi un poco più lunghi perché il trasferimento sarà a effetto domino, non tutto insieme. Sarà uno dei maggiori problemi che dovrà affrontare il mio successore".
Nel frattempo come si procede?
"La macchina organizzativa è complessa: abbiamo indetto una gara per avere un direttore dei lavori per sistemare gli spazi qui (a Mind, ndr) e abbiamo un pool di persone che dovrà gestire il trasloco. Che ci costa circa 120 milioni. Non è un’operazione semplice, non si può fare dalla notte alla mattina. A maggior ragione visto che non si trasferiranno qui facoltà umanistiche ma scientifiche, che hanno laboratori e apparecchiature. Stiamo chiedendo ai dipartimenti di fare un censimento di quelle vetuste da sostituire e di quelle da portare qui. Poi bisognerà decidere chi spostare prima. Molto dipenderà da chi subentrerà a Città Studi. È un bel domino sì".
Che si chiuderà nel 2026 o nel 2027?
"I primi studenti arriveranno per l’anno accademico ’26-’27 ma si andrà a regime nel ’27-’28. Saranno due anni abbastanza agitati".
Nel frattempo sono lievitati i costi. Di che cifre parliamo?
"Circa 131 milioni di euro in più e 41 milioni per rendere gestibile il piano finanziario tutto. Non per Mind, che è già coperto, ma per sistemare Città Studi".
Qual è lo stato di salute dell’ateneo oggi?
"Continuiamo a crescere nel numero di docenti e studenti: è troppo presto per avere un bilancio delle immatricolazioni, ma settimana scorsa eravamo già in leggera crescita, del +1%. Stiamo bene".
È il suo ultimo anno da rettore.
"Grazie al cielo (sorride, ndr). Mancano 350 giorni, perché è bisestile. Li ho contati".
Qual è il lascito più grande?
"Sono stati cinque anni in cui ne sono capitate di tutti i colori. Lascio senza particolari rimpianti, e tengo a sottolinearlo. La nostalgia è per le persone. Sono stati anni intensi, ma che valeva la pena sicuramente vivere. La sfida vera ora è riuscire a trasferirsi bene. Non è stata un’elezione particolarmente facile, la mia. Ma credo di avere reso l’ateneo tranquillo, lascio un ateneo senza particolari contrasti. E spero che tutti quanti, con lo spirito di questi anni, possano collaborare per avere un trasferimento il più possibile condiviso e razionale".
Ha citato nel suo discorso anche il suo predecessore Gianluca Vago. C’è stato un abbraccio.
"Giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. L’idea di Mind non è mia e chi verrà dopo di me la porterà avanti. La storia è fatta di discontinuità. È stata un’eredità indubbiamente pesante, che ha generato anche particolari contrasti. Ma quando si è in bicicletta bisogna pedalare. Ho dovuto esercitare negli anni una continua mediazione, e forse ci sono riuscito".
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