Josè nasconde le lacrime dietro gli occhiali da sole. Lo fa per i due bambini di un anno e mezzo, salvati dalla moglie Rocio prima che un camion la falciasse sulle strisce pedonali all’angolo tra viale Scarampo e viale Serra. Nonna Maruja è sorretta dagli altri figli, che la aiutano a salire i gradini della chiesa di Sant’Ildenfonso. Sono in duecento, alle 14.30, ad attendere il feretro della trentaquattrenne peruviana uccisa da un tir mercoledì: c’è una folta rappresentanza di connazionali, ma anche persone che ne avevano incrociato il cammino in questi anni trascorsi a Milano con la famiglia.
"Quante domande. Quanti perché. Quante parole avete sentito in questi giorni, ed è giusto che se ne parli", dice il parroco don Antonio Suighi durante l’omelia. Tuttavia, quegli interrogativi senza risposta, persino la "lecita richiesta di giustizia", "non ci danno la pace". Un senso lo si trova, forse, nell’ostinata ricerca di un futuro che al momento sembra svanito come il sorriso di Rocio, la voglia di vivere, i progetti di vita per sé e per i suoi piccoli: "È finito tutto sì, ma non la speranza per voi. Non dobbiamo perderla, nonostante il buio della morte". E un modo per preservarla è fare comunità, conoscere i propri vicini, "stare più attenti agli altri", prenderci cura di chi abbiamo accanto. Proprio seguendo "l’esempio" della trentaquattrenne Espinoza Romero, che da qualche settimana aveva iniziato a lavorare al Pio Albergo Trivulzio (presente alle esequie anche il commissario della Baggina Francesco Paolo Tronca) come operatrice socio-sanitaria per la cooperativa "Nuova assistenza".
Straziante l’addio, prima dell’ultimo viaggio verso il cimitero di Lambrate. I fratellini, in braccio al papà e a uno zio, guardano all’insù, seguendo il volo di palloncini bianchi e rosa: non sanno ancora cosa sia successo, tra qualche tempo i parenti racconteranno loro l’estremo atto d’amore di una madre che ha evitato che finissero sotto le ruote del bilico. "Grazie a tutti per la vicinanza", si limita a dire Josè, che bacia la fede che porta al dito. Non è il momento di pretendere la verità, come già detto nei giorni scorsi: ci stanno pensando gli agenti della polizia locale a completare un’indagine che ha già ricostruito quasi per intero la drammatica dinamica e che nel giro di poche ore ha portato all’arresto per omicidio stradale dell’autista Francesco Monteleone. Intanto, a lui e ai bambini arriverà presto un sostegno economico, messo insieme dalla raccolta fondi che alcuni residenti del palazzo di via Cimabue (d’intesa con Flora, una delle sorelle di Rocio) hanno lanciato on line: ieri sera è stato raggiunto l’obiettivo dichiarato di 40mila euro. Per questo, l’asticella della solidarietà è stata alzata a quota 50mila.