
L'interno dell'ex Magazzino del verde occupato dal collettivo (NewPress)
Milano, 15 maggio 2018 - «L’esposto dei residenti di viale Vittorio Veneto che si lamentano per il rumore e chiedono di sgomberare Lume? Noi siamo studenti universitari di 22-23 anni, non abbiamo assolutamente intenzione di fare la guerra al quartiere o fare gli ostili a tutti i costi, anzi. Se c’è qualche residente preoccupato di non dormire la notte a causa delle nostre prossime iniziative, può stare tranquillo. Le nostre serate andranno avanti come sono andate avanti finora, cioè senza particolare chiasso all’esterno dello spazio occupato». Parole di Riccardo, portavoce del Laboratorio universitario metropolitano, Lume appunto. Parliamo del «centro sociale occupato e autogestito» che dallo scorso ottobre ha preso possesso dell’ex Magazzino del verde del Comune sotto i bastioni di Porta Venezia.
Un'occupazione abusiva. «Certo e lo rivendichiamo – afferma Riccardo –. L’occupazione di questo spazio ha un obiettivo politico, lo stesso per cui abbiamo occupato altri luoghi in precedenza: denunciare la presenza di spazi abbandonati in città. Siamo abusivi? Per noi “legale’’ non sempre significa “giusto’’. Ci sono esempi in altre città di spazi occupati abusivamente ma poi regolarizzati perché il Comune ne ha riconosciuto il valore, da Bologna a Napoli». Proprio in questi giorni si parla della regolarizzazione del centro sociale Leoncavallo. «Appunto». Un gruppo di residenti di viale Vittorio Veneto, però, ha presentato un esposto in Procura, Questura e Comune per chiedere lo sgombero dello spazio. Alcuni abitanti della strada sono preoccupati per le iniziative estive del Lume all’aperto. Un paio di settimane fa la proiezione di un film oltre la mezzanotte ha provocato telefonate di protesta ai vigili urbani. «Nessun residente è mai venuto da noi dicendoci di abbassare il volume – replica il portavoce del Lume –. Se l’avesse chiesto, saremmo venuti incontro a una richiesta del genere, magari avremmo anticipato la fine della proiezione alle 23.30. Ma è successo una sola volta: la proiezione del film-documentario su Woodstock si è svolta all’aperto perché dentro faceva troppo caldo. Noi abbiamo occupato quello spazio per creare una comunità e collaborare con il quartiere». Quelli del Lume negano che i residenti del quartiere siano «in rivolta» contro di loro. Avanzano un’altra tesi: «In Porta Venezia, storicamente, c’è una forte componente politica che si ispira ai partiti dell’estrema destra. Noi pensiamo che siano stati i cittadini legati a questi movimenti a fare l’esposto, non i residenti».
Conclusione: «Noi andremo avanti con la programmazione dei nostri eventi – annuncia Riccardo –. Abbiamo tirato fuori dall’ex magazzino centinaia di siringhe e l’abbiamo rimesso a posto utilizzando i pochi soldi incassati con gli eventi organizzati. Dialogo con il Comune per ottenere uno spazio alternativo? È fantascienza. Ci siamo presi due denunce per questa occupazione. Il sindaco Giuseppe Sala e la sua amministrazione non sono nostri amici. Ma se un domani qualche esponente del Comune ci invitasse a sederci a un tavolo, valuteremmo se andarci».