SIMONA BALLATORE
Cronaca

Lunetta Savino a Milano: "Farò la sciuretta e vi sorprenderò"

L'attrice sarà la moglie di Christian De Sica nel film che a Natale sancirà ufficialmente un grande ritorno: “Amici come prima” con Massimo Boldi

Lunetta Savino

Milano, 22 luglio 2018 - «Da tempo avevo un desiderio: fare la sciuretta milanese». Lunetta Savino passeggia per Milano al fianco di Christian De Sica, marito per un film, il film che a Natale sancirà ufficialmente un grande ritorno: “Amici come prima” con Massimo Boldi.

Prima volta al cinema con De Sica a Milano.

«È una piacevole sorpresa lavorare con lui. Perché abbiamo un’età in cui i giochi sono fatti, l’arte si è imparata sul campo, si parla una lingua comune. Ti ritrovi a giocare insieme, a passarti la palla con il sorriso e il gusto per la costruzione della scena, del personaggio. Rende divertente il lavoro e anche i nostri orari. Stiamo girando di notte, la fatica si supera».

Anticipazioni?

«Non posso parlare della trama, ma posso dire che non sarà il classico film di Natale ma una commedia a tutti gli effetti, ricca di equivoci e di incastri. Ci siamo divertiti tantissimo, sono convinta sorprenderà. Eh sì, sarò la moglie di Christian...».

Una vera sciura.

«Finalmente posso usare l’accento milanese. Io mi diverto e gioco molto con i dialetti e gli accenti dove mi è consentito e ha senso farlo. Sono pugliese, ho usato il barese, il leccese. Poi il romano, il napoletano con Cettina di “Un medico in famiglia”, il veneto con Ozpetek, il bolognese nella commedia “Bar Sport”. Il dialetto è fondamentale non solo nella commedia: il siciliano di “Felicia Impastato” o ne “Il figlio della Luna” serve a confrontarsi con storie vere, personaggi. È una carta che se sai usare aggiunge colore e carattere».

E com’è stato imparare il meneghino?

«Mi sono fatta aiutare da un’amica milanese per rendere il mio personaggio più credibile».

E com’è stato l’impatto con la città?

«Milano è in grande espansione, si sta imbellettando. Si sente l’aria di rinnovamento. Io amo la zona dei grattacieli, che non piace a tutti. Il fatto di rivedere caratteristiche di altre metropoli europee non le toglie carattere. Trovo ci sia una sperimentazione avveniristica affascinante. E poi quando vedi il Bosco Verticale che gli vuoi dire? È un’opera d’arte. A un passo ti trovi il quartiere Isola, con le palazzine basse che lasciano percepire la storia popolare, quella della Milano della Via Gluck. Non la conosco abbastanza, Milano, e non ho un rapporto così risolto fino in fondo, sono venuta tantissime volte, soprattutto per teatro, ma si fa scoprire un po’ alla volta».

La prima volta?

«Da ragazzina intimorita che voleva muovere i primi passi nel teatro. E Milano aveva una grande storia, con Strehler che costruì un nuovo pubblico, con autori nuovi per l’Italia. Da buona meridionale non mi conquistò subito, anzi. All’epoca ero nella compagnia napoletana di De Filippo. Mi sono sentita un po’ sola, vedi tutti correre, non hanno tempo. Ma le impressioni cambiano nel tempo, col teatro ascolti di più la città, vivi i quartieri: ricordo Sant’Ambrogio, con le sue piazzette e i localini. Milano racconta tanto le migrazioni del Sud, è cresciuta anche grazie a questi miscugli di culture e di popoli, una ricchezza che è bene non dimenticare. Milano ha questa cultura dell’accoglienza».

Il ricordo più bello legato alla città?

«“Tina fai presto” di Massimo Andrei, andai a recitare a San Babila. C’era Mario Maramotti, un grande signore della scena teatrale che faceva da padrone di casa per il suo pubblico. Mi disse che le avevo ricordato le grandi attrici del passato. Un ricordo tenero e bello».

Aveva già girato film in città?

«Una ventina di anni fa, “Cucciolo” con Boldi. Trovo sia bello si valorizzino i luoghi della nostra Italia per raccontare».

Prossimo viaggio?

«Presto uscirà nelle sale l’opera prima di Katja Colja, girata tutta tra Trieste e la Slovenia. Sarò protagonista assoluta con un ruolo insolito e commovente. È stato un anno intenso».

Il personaggio che le piacerebbe interpretare ora?

«Una Medea, una Ecuba, una grande eroina tragica a Siracusa, oppure un bel ruolo da commissaria in tivù. Mi piace poter passare dal dramma alla commedia, giocare su tanti tavoli. Ho fatto anche la sciuretta...».