
“L’unicorno triste“ Una storia di riscatto L’autismo raccontato da chi lo vive sulla pelle
di Laura Lana
"Sai nonna, c’era un bambino che non ha mai sorriso e si comportava in modo strano. La maestra ha detto che è autista". "No stellina, voleva dire autistico! È un disturbo che colpisce alcuni bambini. È come nella fiaba che ti raccontavo spesso. Ricordi?". Inizia così “L’unicorno triste” (Porto Seguro Editore). Un libro che trasporta i lettori in un magico mondo fatto di meraviglia, diversità e inclusione. Un libro in cui Davide Pavan, giovane scrittore e illustratore classe 1992, racconta il suo vissuto e attraverso parole, disegni e colori. Tra unicorni rosa e azzurri, Davide svela a grandi e piccoli il suo mondo, quello dell’autismo.
Il volume è nato dalla sua tesi di laurea di illustrazione allo Ied, è già stato rappresentato a Roma a teatro e alcune maestre lo hanno letto in giro per l’Italia, come strumento didattico e spunto di sensibilizzazione all’inclusione delle persone più fragili. Si può definire la sua autobiografia: l’unicorno triste azzurro, con la criniera gialla, è Davide. E le difficoltà dell’animale mitologico a inserirsi nel suo mondo, "la landa estesa da Nord a Sud", sono state le sue, a partire dalla scuola. "L’unicorno ha paura dei rumori, resta isolato, fa cose strane come fermarsi ore intere a osservare le foglie mosse dal vento. Fugge spaventato se qualcuno lo tocca o sente suoni forti. Si allontana quando tutti gli unicorni si riuniscono". Finché la tartaruga saggia del villaggio dice ai suoi genitori: “Lo porto con me e gli faccio conoscere la mia famiglia”. I due bambini, Tim e Tam, diventano gli amici dell’unicorno, che così diventa sempre meno triste. Giocano con lui, rispettando le sue caratteristiche e le sue differenze". Tra fenicotteri e cerbiatti, lepri e altri animali di una terra fantastica, il finale del libro ritorna fuori dalla favola: "Allora nonna, anche io riuscirò a far sorridere il mio compagno", dice la nipote. "Certo, con calma e fantasia", risponde l’anziana.
“L’unicorno triste” si apre con la dedica "a tutti coloro mi vogliono bene e hanno fatto il tifo per me". "I rumori forti mi danno ancora fastidio, come i luoghi molto affollati, ma meno. Il mio sogno per il futuro è produrre altre storie, che facciano scalpore come questa. Presto potrebbero arrivarne altre, ci sto lavorando, soprattutto a una. Mi piacerebbe anche cercare lavoro in una biblioteca o in una libreria".