Milano, 14 gennaio 2025 – Un viaggio attraverso il percorso e le fermate della M4 alla scoperta di chiese e basiliche che puntellano da est a ovest il percorso della nuova linea Blu. Fra chiese e basiliche monumentali che non hanno bisogno di presentazioni, come San Lorenzo o San Babila, e altre che sono gioielli nascosti poco conosciuti dagli stessi milanesi come il santuario di Santa Maria Bambina in zona Santa Sofia. A organizzare la serata, il 28 gennaio alle 18,45 all’Auditorium San Fedele di via Hoepli, sono Andrea Dall'Asta e Luca Ilgrande: “Abbiamo voluto proporre questo tour perché la nostra città è ricca di chiese che sono anche gioielli architettonici, e l’apertura della M4, che le rende raggiungibili, rappresenta un’occasione per scoprirle”.
Ci sono naturalmente, nel percorso ideato da Andrea e Luca, le “famose” San Babila, San Fedele e San Carlo al Corso (fermata San Babila), Santa Maria del Suffragio (raggiungibile da Dateo) e Sant’Ambrogio, ma anche le meno note – quanto meno ai più, certo non a chi ci vive nelle vicinanze – San Nicolao della Flue al quartiere Forlanini (fermata Repetti), la cappella dell’aeroporto di Linate, la parrocchia dei Santi Nereo e Achilleo (fermata Argonne), la singolare chiesa di San Bernardino alle Ossa e quella di San Nazaro (a poca distanza dalla fermata Sforza Policlinico) e il santuario di Maria Bambina (fermata Santa Sofia). Proseguendo verso il quadrante sudovest di Milano “racconteremo storia e curiosità delle chiese di San Francesco al Fopponino (fermata Coni Zugna), dell’oratorio di San Protaso (fermata Bolivar) e della suggestiva chiesa di San Cristoforo sul Naviglio (fermata San Cristoforo).
Un santo svizzero al Quartiere Forlanini
Ma andiamo in avanscoperta, e scopriamone in anteprima alcune. Cominciamo con San Nicolao della Flue nel tranquillo quartiere Forlanini. La chiesa è dedicata al patrono della Svizzera, San Nicolao della Flüe che visse nel canto Obvaldo nel XV secolo. L'aspetto dell’edificio, tanto all'esterno quanto all'interno, è fortemente caratterizzato dalla copertura a vela, davvero imponente e originale, che poggia su una serie di portali curvi in calcestruzzo armato a vista; l'ambiente interno è diviso in tre navate, delle quali la centrale è notevolmente più alta, con un forte effetto di slancio verticale, accentuato dall'illuminazione che penetra dalle finestrature a feritoia. Raccoglimento e spiritualità garantiti.
Da Repetti alla fermata successiva, Argonne. Tappa nella parrocchia dei Santi Nereo e Achilleo. Dimensioni monumentali che hanno ricevuto la consacrazione da Giovanni Paolo II, che nel 1990 l’ha elevata allo status di basilica minore. Fu voluta dal cardinale Schuster e consacrata nel 1940. La chiesa merita una visita per il solenne Battistero – amato da Schuster nell’ottica di un recupero delle consuetudini della prima Chiesa ambrosiana. All'interno del Battistero si trova il ciclo di affreschi dipinti negli anni '40 da Piero Fornari dei quali si segnala il battesimo di Gesù, la risurrezione nel giorno di Pasqua e il battesimo di S. Agostino da parte di S. Ambrogio. Nella grande basilica va buttato l’occhio sul ciborio, ricostruito nel 1966, a imitazione di quello della basilica madre di Roma; e sull'abside affrescata nel 1953 da Vanni Rossi raffigurante Cristo re in gloria fra angeli, evangelisti e apostoli.
In viale Argonne una piccola Cappella Sistina
Adiacente alla basilica, sulla sinistra si trova la cappella della Madonna di Fatima, il capolavoro di Vanni Rossi, definita la Cappella Sistina Milanese del '900, perché affrescata sulla volta e su tutte le pareti. L'artista dipinse la cappella come ex voto al termine della Seconda guerra mondiale: se la Madonna a Fatima nel 1917 aveva detto a
i tre pastore lli (Lucia, Jacinta e Francisco) di recitare il Rosario per far terminare la guerra, qui la gente del quartiere veniva a pregare la Madonna di Fatima per far cessare la Seconda Guerra Mondiale perché si avevano figli o mariti al fronte. La cappella è coperta da 15 grandi affreschi che ripercorrono i 15 misteri del Rosario (misteri gaudiosi a destra; misteri dolorosi a sinistra; misteri gloriosi nella volta). Si tratta de. In una scena sulla sinistra è raffigurato anche il fungo atomico di Hiroshima e Nagasaki, con immagini di disperazione e morte.Maria Bambina e la novizia miracolata in Santa Sofia
Il santuario di Maria Bambina: alzi la mano chi lo conosce. Per rimediare alla lacuna è sufficiente scendere alla fermata “Santa Sofia” della M4. Il culto a Maria Bambina a Milano è antico quanto il Duomo, non a caso dedicato a Santa Maria Nascente (e un’altra chiesa altrettanto originale e meritevole di una visita è proprio quella ad essa dedicata al Qt8). Una volta scesi dal metrò, bisogna arrivare al portone del civico 13, sede delle Suore di Carità. Varcata la soglia (è aperta al pubblico in occasione delle messe), ecco il santuario avvolto in un silenzio che invita subito al raccoglimento. Sorto fra il 1951 e il 1953 sulle ceneri di un palazzo bombardato dagli angloamericani, e ancor prima su quelle della chiesa sconsacrata nel XIX secolo di Sant’Apollinare, custodisce il simulacro di Maria Bambina miracolosamente scampato ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale dopo essere stato portato al riparo a Maggianico, nel Lecchese. La statuetta di Maria Bambina è all’origine di una grazia concessa nel settembre 1884 nell'infermeria del monastero: una suora malata, la novizia Giulia Macario, costretta a letto per un incidente, dopo averla baciata guarì improvvisamente. Anche Papa Giovanni Paolo II nel 1984 le rese omaggio.
Coni Zugna, Gio Ponti e il Fopponino
Da Santa Sofia a Sforza Policlinico dove si scende per un tour fra San Nazaro in Brolo, la “spaventosa” San Bernardino alle Ossa con il suo stupefacente ossario rococò ricolmo di teschi, femori e tibie. Ma andiamo oltre le star del centro, e arriviamo alla più umile chiesa del Fopponino scendendo a Coni Zugna. Umile si fa per dire: la chiesa di San Francesco d’Assisi è sì una struttura moderna inaugurata nel 1964 ma le sue architetture uniche portano la firma di Gio Ponti l’archistar del grattacielo Pirelli. L’area in cui sorge è quella dello storico Fopponino di Porta Vercellina, cimitero poi demolito e legato alla memoria della tragica epidemia di peste del 1576. A richiamare lo sguardo è la caratteristica facciata con otto finestre a forma di diamante allungato attraverso le quali si vede il cielo. Grande leggerezza all’esterno e grandi opere d’arte all’interno: tra queste la grande pala absidale del pittore Francesco Tabusso dal titolo "Il Cantico delle Creature". La tela, la più grande pala d'altare del ‘900 di dimensioni di 12x8 metri, fu realizzata in due parti come le pagine aperte di un libro. Il grande bosco e l'acqua che scorre fanno da contorno alle figure di San Francesco e Santa Chiara.
Il vescovo Protaso e il comandante Bolivar
Chi vive al Lorenteggio lo conosce e la ama. I milanesi (e non) di questo piccolo luogo di culto ne sanno un po’ meno. All’esterno, incastrato nel mezzo delle due carreggiate di via Lorenteggio, passa quasi inosservato. Eppure da qui sono passati capitoli gloriosi della storia milanese dell’ultimo millennio. Sono passati da Milano Federico Barbarossa, Napoleone, il conte Confalonieri… E lui, il minuscolo oratorio di San Protaso in stile romanico-lombardo, a due passi dalla fermata Bolivar, era sempre lì, impassibile, a guardare la storia passargli davanti. L'oratorio fu edificato intorno all'anno 1000 nell'allora Comune dei Corpi Santi. Voluto con ogni probabilità dai monaci benedettini della basilica di San Vittore al Corpo, da cui dipendeva, aveva funzione di luogo di culto per i contadini del borgo.
Fu quindi dedicato a San Protaso, VIII vescovo di Milano, martirizzato e sepolto nella basilica stessa. Leggenda narra che durante l'assedio di Milano da parte dell'imperatore Federico Barbarossa, nel 1162, i milanesi opposero maggior resistenza proprio al Lorenteggio, per questo l'imperatore voleva distruggere il piccolo oratorio. Dopo esserci sostato in preghiera per chiedere la vittoria sui milanesi, che ottenne, risparmiò la piccola chiesa. In epoca napoleonica, venne usato come deposito di armi dalle truppe dell'imperatore e perse quindi la sua funzione di luogo di culto, sporco e profanato sarà poi utilizzato come fienile e deposito di attrezzi. E anche il conte Federico Confalonieri lo usò fra il 1820-1821 – quando all’epoca sperduto in mezzo alla campagna l’oratorio era lontano da occhi indiscreti – come covo di cospirazione per organizzare con altri carbonari i moti rivoluzionari del 1820-21.
Appuntamento allora la sera del 28 gennaio all’Auditorium San Fedele, per un viaggio in metrò decisamente diverso dal solito. Con una sorpresa, anche. “Al termine della serata i partecipanti avranno l'opportunità di vivere un'esperienza speciale: una visita serale straordinaria nella cinquecentesca chiesa dei gesuiti di San Fedele, parrocchia di Alessandro Manzoni e del Teatro alla Scala”.