Milano, 18 dicembre 2024 – Bellissima, tailleur nero, poco trucco e il passo sicuro di chi porta avanti una “giusta causa” dopo anni da “perseguitata”, ma anche una battaglia per tutte le vittime di stalking. Lo dice subito Madalina Ghenea, 37 anni, ex top model romena, all’arrivo al settimo piano del palazzo di giustizia milanese dove, davanti al gup Roberto Crepaldi, si è tenuta l’udienza preliminare in cui lei e la madre sono state ammesse come parti civili a carico di una donna, una connazionale di 45 anni, imputata per stalking.
L’attrice, assistita dall’avvocato Michele Morenghi, per la prima volta ha incontrato la sua presunta “persecutrice” in aula.
“Sapere che è una donna, mi ha lasciata sconvolta, le mie tante denunce erano contro ignoti, oggi ho scoperto la verità e ho provato un vuoto nello stomaco – racconta – non mi ha nemmeno guardata in faccia. Aveva in parte il volto coperto da un cappello, gli occhiali, e la sciarpa in modo da non farsi riconoscere”.
E ancora: “Per me lei è stata un incubo, mi ha reso la vita impossibile, soprattutto da quando sono mamma”. Poi la modella precisa: “Quello che vorrei tanto è contribuire a un cambiamento nel mondo dei social, quanto meno per aiutare a mettere un freno al fenomeno, ormai dilagante, chiamato “shitstorm“, perché questo ricevere continue minacce anche di morte e valanghe di insulti, sebbene nel mondo virtuale, è come se qualcuno bussasse alla tua porta ed entrasse in casa tua e ogni giorno ti dice che devi morire. Non è normale vivere così”.
Aggiunge la madre della modella in lacrime: “Ho ho paura che le facciano del male”. E ora anche la donna chiederà i danni morali. Madalina Ghenea non si sottrae alle telecamere: “Non riesco a capire perché per così tanti anni mi sono stati mandati messaggi così pesanti. Perché contattare le persone con cui lavoro per capire dove sono, con chi sono? Ero in Messico e anche lì, la mia agente ha ricevuto messaggi”.
Ribadisce che la sua “è una lotta contro queste molestie online, anche per le altre persone” prese di mira. Nel caso in cui dovessi ricevere un risarcimento lo devolverò in beneficienza”. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 28 gennaio per repliche e per la decisione se mandare o meno a processo la donna, sua connazionale residente a Limbiate, accusata di stalking che ha sempre respinto le accuse. “Non credo sia innocente – conclude la modella – se davvero come ha detto, le hanno rubato le password dei suoi account per poi usare i suoi profili a sua insaputa quanto meno avrebbe detto qualcosa, avrebbe chiesto scusa”.