ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Gli intrecci tra mafia, sport e tifo: “Dentro e fuori dagli stadi il calcio è un affare d’oro”

Pierpaolo Romani di “Avviso pubblico” da vent’anni denuncia le infiltrazioni. “Riciclaggio, droga, scommesse e marketing: il tifo per diversificare il business e avere consenso”

Pierpaolo Romani di “Avviso pubblico"

Pierpaolo Romani di “Avviso pubblico"

Milano – Esiste un sistema criminal-sportivo che agisce nell’ombra. Pierpaolo Romani, giornalista e coordinatore nazionale dell’associazione “Avviso pubblico”, ha denunciato nel libro “Calcio criminale”, uscito nel 2012 con l’editore Rubbettino, gli interessi torbidi che si muovono sottotraccia nell’universo del pallone "da almeno 20 anni" rimarca Romani. Include non solo scandalo delle partite truccate e gestione delle scommesse ma anche riciclaggio del denaro sporco, bagarinaggio, controllo dei servizi fuori e dentro gli stadi, e uso sistematico delle intimidazioni. Una violenza che può scoppiare anche in pieno giorno, come è successo mercoledì a Cernusco sul Naviglio, nel regolamento di conti tra Andrea Beretta e Antonio Bellocco, entrambi leader di spicco della Curva Nord dell’Inter, culminato con l’uccisione di Bellocco, considerato rampollo della ‘ndrangheta di Rosarno.

C’è il rischio adesso che scoppi una faida?

"Non credo ci sia interesse a continuare a tenere alta l’attenzione nell’immediato allungando la scia di sangue. Ricordiamo che la ‘ndrangheta ha sempre perseguito i propri interessi agendo in un cono d’ombra".

Perché le organizzazioni criminali si sono interessate a un certo punto al mondo del pallone?

"ll calcio, per le mafie, è una lavatrice di denaro sporco, frutto di attività illecite a partire dal traffico di droga. Agendo come se fossero imprese, negli ultimi anni le organizzazioni criminali hanno diversificato le modalità e i mercati di investimento. Le società sportive indebitate avevano e hanno bisogno di risorse ed è con l’iniezione di denaro che le realtà criminali si sono inserite all’interno delle compagini sportive. Poi ci sono i guadagni delle scommesse: la criminalità organizzata può intervenire nella combinazione di partite e nei suoi risultati intermedi, visto che si può scommettere su più situazioni per ogni evento".

Le tifoserie che ruolo hanno?

"Fanno gola perché includono consumatori di merchandising e anche di sostanze stupefacenti. Avere un piede dentro la curve per le organizzazioni criminali significa fare proseliti e controllare il territorio. Dentro lo stadio anzitutto: ad esempio può succedere che non sia possibile sedersi nel posto indicato nel biglietto. Poi c’è il fenomeno del bagarinaggio: ci sono delle società, anche blasonate, che regalano ai capi ultras, in cambio di pace sociale sugli spalti, un certo numero di biglietti che vengono rivenduti, procurando guadagni dell’ordine di decine di migliaia di euro ogni mese. Controllare il territorio significa anche sapersi muoversi all’esterno dello stadio, per gestire il business dei parcheggi o dei paninari, mettendo persone di fiducia o chiedendo un “pizzo“ sui guadagni. Ma il calcio serve alle mafie anche per ottenere consenso sociale, finalizzato a una precisa strategia".

Quale?

"Se ti fai volere bene, anziché essere temuto, come suggeriva un boss mafioso siciliano, si possono commettere delle azioni illegali, senza che la gente ne parli male, in un clima di sostanziale omertà".

Un consenso sociale che, per alcuni personaggi politici, diventa anche consenso elettorale.

"Una politica responsabile non deve lisciare il pelo al tifo violento. Il bacino di voti non è mai regalato. In cambio non si chiede solo denaro ma pure impunità".