
L’opera cambierà il volto di via Rubattino. Cittadella con laboratori e depositi della Scala
Milano – La rinuncia del Comune al ricorso al Consiglio di Stato chiude il contenzioso e, fuori dalle aule giudiziarie e nella realtà dei cantieri, si apre una corsa per concludere i lavori entro il 2026 e non rischiare di perdere, quindi, fondi del Pnrr. Il progetto è quello della Magnifica Fabbrica della Scala, cittadella che dovrebbe riunire in un’unica sede a Rubattino laboratori e depositi del tempio della lirica.
Operazione finita al centro di una battaglia legale, dove infine a spuntarla è stata la società consortile Cadel. “I cantieri ci sono già stati affidati a febbraio e da allora sono in corso lavori per l’allestimento – spiega Cosimo Nucci, collaboratore della società che ha seguito l’iter del procedimento – ora attendiamo di essere convocati per sottoscrivere il contratto definitivo, dopo la rinuncia del Comune al ricorso al Consiglio di Stato. La fine dei lavori è slittata a gennaio 2027, ma noi ci siamo impegnati ad anticipare la consegna dell’opera entro settembre 2026, per non mettere a rischio l’accesso ai fondi del Pnrr”.
Cantieri dove, una volta a regime, si alterneranno una trentina di operai a turno, mentre la società si sta muovendo per ottenere l’autorizzazione a lavorare anche il sabato e la domenica, per accelerare i tempi. Nella gara per affidare la maxi-opera Cadel si era classificata prima in graduatoria, superando di meno di due punti la concorrente Gedi Group, colosso pugliese che sta realizzando anche la Biblioteca europea di informazione e cultura (Beic). Poi, però, il responsabile unico di progetto del Comune ha disposto ulteriori approfondimenti sulla congruità del piano economico della ditta in testa, dopo aver rilevato un significativo scostamento economico alla voce “costo dei materiali e noli/trasporti”; lo stesso trattamento è stato riservato a Gedi sul fronte manodopera.
A valle delle verifiche, l’offerta di Cadel è stata ritenuta “non affidabile” ed esclusa; quella degli avversari ha passato il vaglio. Gli sconfitti hanno fatto ricorso al Tar e hanno avuto ragione, ottenendo l’annullamento dell’aggiudicazione dei lavori a Gedi. Palazzo Marino, però, ha impugnato la sentenza ritenendo il verdetto di primo grado “errato e contraddittorio” e ribadendo la convinzione della correttezza dell’operato. Si è aperto così un nuovo round al Consiglio di Stato, che però si è concluso con il ritiro del ricorso rendendo inutile l’udienza già fissata per ieri. Viene evitato, così, un ulteriore allungamento dei tempi, chiudendo quindi la fase del contenzioso. Un caso sollevato anche dalla Uil Milano e Lombardia, che aveva puntato il dito sull’affidamento a Gedi con un “ribasso di oltre il 14% sui costi della manodopera” e aveva chiesto un intervento di Palazzo Marino e della Prefettura.
“Date le dimensioni dell’opera e l’importanza delle risorse del Pnrr – spiega il segretario generale della Uil Lombardia Enrico Vizza – auspichiamo un accordo di cantiere, attraverso un’intesa con le categorie del settore, prendendo come modello protocolli già sperimentati per opere come la M4 o Mind. Al centro deve esserci la tutela dei lavoratori – prosegue – la corretta applicazione dei contratti, la sicurezza e il coinvolgimento degli Rls di sito. A noi non importa che vinca un’azienda piuttosto che un’altra, ma che la gestione dei lavori venga fatta con trasparenza e nel rispetto delle regole”. La Magnifica Fabbrica svetterà a 25,2 metri d’altezza e si estenderà per quasi 67mila metri quadrati. Un parallelepipedo trasparente di acciaio, legno e vetro che ospiterà laboratori (per metà della superficie complessiva), sale prove e depositi del teatro in un’unica sede: lì prenderanno forma elementi di scena, parrucche e costumi che oggi gli artigiani del Piermarini plasmano e assemblano in via Bergognone; e lì troveranno posto pure i magazzini dei tesori scaligeri, stipati in 2.500 container accatastati su quattro livelli. Simbolo di una periferia dimenticata che conquista un nuovo ruolo.