
Movida in corso Garibaldi (Ansa/Davide Canella)
Milano – Leggendo le notizie di cronaca su corso Garibaldi a Milano, sembra di leggere un bollettino di guerra. Aggressioni, rapine, accoltellamenti e, arrivando alle ultime vicende, sparatorie. Lì, quei trecento metri di strada che collegano piazza XXV Aprile e corso Como a largo La Foppa, sono diventati il simbolo di un equilibrio sempre più precario tra svago e disordine, tra diritto al divertimento e bisogno di sicurezza. Intorno ai locali che si affacciano sul corso, orbita buona parte della movida cittadina, accompagnata da una serie di problemi di ordine pubblico.
Nella mezzanotte del 26 marzo è avvenuto dell’ennesimo fatto di sangue: un cinese di 42 anni è stato colpito al volto e alla testa da alcuni colpi d’arma da fuoco sparati da due connazionali. Le indagini sono ancora in corso per chiarire la dinamica dell’accaduto e individuare i responsabili, ma l’evento ha riacceso il dibattito sulla situazione della zona e sulla necessità di interventi più incisivi per controllare quella che da tempo è stata battezzata come una zona di “malamovida”. Le autorità cittadine – dopo le lamentele dei residenti e non poche cause legali – hanno dispiegato diversi strumenti per limitare i problemi e la situazione è migliorata, ma la percezione di insicurezza rimane piuttosto alta.
L’odissea di corso Garibaldi
La regolamentazione della movida in corso Garibaldi – per la precisione nella parte tra largo La Foppa e via Marsala – ha seguito un iter legale lungo e complesso. Tutto è iniziato nel 2018, quando i residenti di corso Garibaldi hanno iniziato a lamentare la situazione di insicurezza e l’eccessivo inquinamento acustico causato dalla movida notturna. Di fronte all’inerzia dell’amministrazione comunale, hanno presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar), che nel 2019 ha ordinato al Comune di intervenire per tutelare la quiete pubblica.
In risposta, nel 2020, il Comune ha emesso una prima ordinanza “antimovida” che però giudicata insufficiente dai residenti, i quali hanno presentato un ulteriore ricorso (vinto) davanti al Tar. Questo ha portato, nel giugno 2021, all’emanazione di una nuova ordinanza che ha imposto restrizioni più severe: divieto di vendita e somministrazione per asporto di alimenti e bevande dalle 22:00 alle 6:00 e divieto di utilizzo dei dehors da mezzanotte alle 6:00. Tra i locali coinvolti ci sono il Chinese Box, il Radetzky Cafè, il Cimmino, il Cantiere Hambirreria, El Carnicero e una gelateria Grom.
Zone rosse e controlli
Nel frattempo, il Comune ha intrapreso altre azioni per regolamentare la movida in corso Garibaldi e nelle zone limitrofe. Nel maggio 2024, il Consiglio Comunale di Milano ha approvato un nuovo regolamento per la disciplina dei pubblici esercizi, entrato in vigore il 19 agosto dello stesso anno. Questo regolamento prevede la possibilità di contingentare l’apertura di nuovi locali in aree ad alta densità di esercizi al fine di prevenire il sovraffollamento e i disagi per i residenti.
Questa ordinanza è applicabile a tredici zone della città, con regole leggermente meno restrittive rispetto a quelle in vigore in corso Garibaldi. Tuttavia, quest'ultima area è rimasta soggetta all'ordinanza del 2021, considerata più “penalizzante” dai commercianti.

Inoltre, sono state individuate specifiche “zone rosse” tra cui rientra anche corso Garibaldi, insieme ad aree Nolo, via Padova, Isola, Sarpi, Arco della Pace, corso Como (inclusa Brera), corso Ventidue Marzo, Porta Ticinese, Navigli, Darsena, viale Bligny e Porta Romana. Queste sono aree in cui le forze dell’ordine hanno maggiori poteri e che saranno off limits per chiunque sarà considerato “un concreto pericolo per la sicurezza pubblica” (ad esempio chi è molesto o chi ha precedenti per reati specifici).
Parallelamente, il Comune ha intensificato i controlli sugli esercizi già esistenti. Nel marzo 2025, quattro locali di corso Garibaldi, tra cui una gelateria, hanno subito la sospensione temporanea della licenza per aver violato gli orari consentiti per l’utilizzo dei dehors.
Le reazioni dei gestori dei locali
Le misure restrittive adottate hanno suscitato reazioni contrastanti tra i gestori dei locali. Nel luglio 2024, un gruppo di esercenti ha presentato una class action contro i verbali emessi dalla polizia locale per violazioni delle norme sugli orari e sull’uso dei dehors. Tuttavia, il Tribunale amministrativo regionale ha dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che ogni caso presenta specificità che richiedono valutazioni individuali. Il tribunale ha ribadito l’importanza del rispetto delle normative anti-schiamazzi per garantire la convivenza tra attività commerciali e residenti.
L’esasperazione dei residenti
I residenti di corso Garibaldi hanno più volte manifestato il loro disagio per i disagi causati dalla movida incontrollata. Schiamazzi notturni, difficoltà di riposo e problemi di sicurezza sono tra le principali lamentele: iprecedenti di violenza, d’altronde, abbondano. Il 25 agosto 2024, un giovane marocchino di 23 anni è stato accoltellato al torace e al braccio all’uscita di una discoteca in corso Garibaldi, dopo una lite iniziata all’interno del locale e proseguita all’esterno. A poche ore di distanza, un diciottenne tunisino è stato aggredito e accoltellato in Piazza Freud, vicino alla Stazione Garibaldi, riportando ferite alla zona lombare e alla clavicola.
Il 2 agosto 2023, un ventiseienne è stato accoltellato al braccio durante un tentativo di rapina in viale Don Luigi Sturzo, nella zona tra corso Como e corso Garibaldi, mentre il 23 ottobre 2023, un ragazzo ucraino di 23 anni è stato aggredito e sfregiato da tre giovani alla Stazione Garibaldi, subendo violenti colpi prima che gli aggressori fuggissero. In questa situazione, il confine tra una movida regolata e una repressione che penalizza anche gli esercenti onesti è a volte sottile. E in questa battaglia tra diritti contrapposti, le tensioni tra commercianti, residenti e amministrazione cittadina rischiano di aumentare.