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Rischio ritorno della malaria? L’esperto milanese: ecco perché dobbiamo mantenere la guardia alta

In Italia dopo oltre 50 anni scoperti esemplari di zanzare anofele. Il biologo Paolo Gabrieli dell'università Statale di Milano: non dobbiamo permettere che si verifichino condizioni propizie a un'esplosione della popolazione dell’insetto vettore della malattia

La zanzara Anopheles sacharovi responsabile della malaria è stata trovata in Puglia dopo mezzo secolo

Milano – Cresce l’allerta dopo che l'Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata che ha scoperto nel territorio pugliese esemplari di zanzare della malaria non più rilevate da oltre 50 anni. Secondo il biologo Paolo Gabrieli, professore di Zoologia dell'università Statale di Milano (che nel corso della sua lunga carriera si è dedicato allo studio delle arbovirosi) “le condizioni attuali non giustificano un allarme immediato" ha precisato l’esperto, perché le zanzare anofele vettrici dell'infezione "oggi ci sono, ma sono troppo poche per sostenere il ciclo di trasmissione della malattia. Se però dovessero verificarsi condizioni propizie a un'esplosione della popolazione di questi insetti, allora certamente la domanda dovremmo farcela". Quindi – ha aggiunto il biologo milanese – bisogna mantenere la "guardia alta". Fondamentale “è continuare a seguire il comportamento di questi insetti e controllarne la proliferazione".

In quale fase siamo in Italia?

Soprattutto, avverte, con un cambiamento climatico in corso. Fino agli anni '60 del Novecento, ricorda Gabrieli, l'Italia era un Paese malarico e qualche zanzara anofele nello Stivale è rimasta. "Abbiamo ancora zanzare appartenenti al cosiddetto complesso maculipennis, un gruppo di 7-8 specie molto simili fra loro - illustra lo scienziato - che sono potenziali vettori di malaria. Sono diffuse in diverse zone della Penisola, soprattutto nelle aree costiere del Centro-Sud Italia e nelle isole, dove un tempo erano di casa. In questo momento stiamo dunque vivendo quello che viene definito 'anofelismo senza malaria'".

Come mai avere la zanzara “giusta” non basta perché ci sia la malattia 

Due le ragioni. La prima è che "avere la zanzara giusta non basta perché ci sia anche la malattia", la seconda è che le anofele italiane "oggi non sono sufficienti". "Nel ciclo di trasmissione di patogeni come quello della malaria - precisa Gabrieli argomentando il primo punto - le zanzare fungono solo da vettori. Quando nascono, tendenzialmente sono sane. Per poter trasmettere il patogeno devono prima infettarsi loro stesse e affinché ciò accada ci deve essere un serbatoio della malattia che in Italia ancora non abbiamo. Anche se pungessero una persona tornata infetta da un Paese malarico, potrebbero al massimo originare qualche caso di trasmissione locale, ma non certo un'epidemia su larga scala".

La capacità vettoriale delle zanzare

Quanto al secondo punto, prosegue il biologo, è legato a "un parametro che viene chiamato 'capacità vettoriale delle zanzare'. E' simile all'R0 delle malattie infettive e permette di capire quanto una popolazione di zanzare sia in grado di trasmettere una determinata malattia". Questo indice "dipende da tantissimi fattori, ma uno dei più importanti è la probabilità effettiva che le zanzare possano incontrare (e pungere) l'uomo. Meno le zanzare anofele sono numerose, e oggi in Italia lo sono molto poco, e meno è probabile che l'incontro con l'uomo avvenga". Insomma, poche zanzare anofele da un lato, nessun vero serbatoio umano o animale dall'altro.

Possiamo stare tranquilli? Per ora sì, ma relativamente

Ecco perché, sul fronte malaria, secondo Gabrieli "al momento possiamo stare relativamente tranquilli". Ma in futuro? Se ad oggi "la probabilità che possa esserci una trasmissione sostenuta dell'infezione in Italia è bassa - ribadisce l'esperto - è assolutamente importante mantenere alta la guardia". Innanzitutto c'è il fatto che "noi uomini - riflette lo scienziato - tendiamo a creare le condizioni ottimali per la proliferazione delle zanzare senza rendercene conto": dal sottovaso sul terrazzo ai depositi di acqua piovana, sono diversi i possibili habitat 'a misura di insetto' che nella vita quotidiana rischiamo di creare.

Il ruolo dell’emergenza clima

E poi c'è l'emergenza clima: "Umidità e caldo" alle zanzare piacciono, si sa, e la tropicalizzazione del meteo anche alle nostre latitudini "sicuramente non aiuta". Anche gli esperti riuniti a Barcellona per il Congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid) hanno lanciato l'allarme: "Se le emissioni di carbonio e la crescita della popolazione continueranno ad aumentare ai ritmi attuali, entro il 2100 saranno a rischio di malaria e Dengue 4,7 miliardi di persone in più nel mondo". Italiani compresi.

Il rischio di fare il bis di quanto accaduto con la zanzara tigre

Gabrieli concorda e invita a scongiurare soprattutto un pericolo: il rischio di 'bissare' quanto è accaduto in passato con la zanzara tigre, specie aliena divenuta in poco tempo invasiva in tutta Italia. "La preoccupazione - conclude il biologo - non riguarda tanto le zanzare anofele di casa nostra, perché alla fine le conosciamo e sappiamo come si comportano. Bisogna stare attenti, piuttosto, a non creare delle condizioni che favoriscano la diffusione di nuove zanzare invasive che possono portarci malattie dall'estero. Comprese altre zanzare in grado di trasmettere la malaria".