Milano, 18 dicembre 2024 – Per fortuna, il male è alle spalle, anche se le terapie sono andate avanti fino a qualche mese fa e di conseguenza la cautela resta d’obbligo. Il tumore gli ha però lasciato un fastidioso strascico: la necessità di andare in bagno con frequenza. Così, poco dopo le 10 di ieri, il sessantenne Mario (usiamo un nome di fantasia per tutelare la privacy del diretto interessato), che era in macchina con la moglie per una commissione, ha dovuto fermarsi per strada per espletare un impellente bisogno fisiologico. Ha parcheggiato l’auto in una via laterale a due passi dall’aeroporto di Malpensa, nel territorio del Comune di Vizzola Ticino, e si è allontanato di poche decine di metri per urinare. Qualche secondo dopo, ha sentito una sirena: si è voltato e ha visto un’auto della polizia locale della cittadina al confine tra Lombardia e Piemonte. La vigilessa è scesa dalla macchina e ha subito contestato al sessantenne di aver tenuto un comportamento contrario al decoro. “A darmi fastidio – spiega Matteo – è stato in particolare il suo atteggiamento: non ha voluto sentire ragioni”. L’agente ha compilato un verbale di violazione amministrativa: 300 euro l’importo tutt’altro che trascurabile della sanzione, da pagare entro 60 giorni.
Il multato, come emerge dall’atto che il Giorno ha visionato, ha lasciato traccia delle sue dichiarazioni a difesa, peraltro costretto dalle circostanze a rivelare particolari sul suo stato di salute che avrebbe preferito comprensibilmente tenere per sé: “Essendo malato oncologico e avendo avuto un cancro a intestino e vescica, mi sono dovuto fermare in una strada poco trafficata in quanto dopo la malattia non ho più autonomia come una volta. Quindi, per forza di causa maggiore, ho dovuto ferarmi, non ho potuto raggiungere il bar”.
Una spiegazione che non è bastata a evitare il verbale: “L’agente mi ha detto “Se vuole, può fare ricorso””. Che in effetti ha già deciso di impugnare la contravvenzione per chiederne l’annullamento: “Sto pensando di rivolgemi anche al Tribunale dei diritti del malato”. Vale a dire lo sportello creato nel 1980 da Cittadinanzattiva per sostenere le ragioni di chi ritiene di aver subìto un’ingiustizia in ambito sanitario e assistenziale.