ALESSANDRA ZANARDI
Cronaca

Due donne su tre ignorano la principale causa di morte femminile: allarme disinformazione in Lombardia

Un’indagine condotta dal gruppo ospedaliero San Donato ha interpellato oltre 3.500 lombarde. Le intervistate hanno mostrato scarsa consapevolezza delle loro condizioni cardio-vascolari

Il sondaggio, dal titolo “A call for women”, si è sviluppato sotto la regia del Policlinico San Donato

Il sondaggio, dal titolo “A call for women”, si è sviluppato sotto la regia del Policlinico San Donato

SAN DONATO MILANESE – Donne e salute del cuore: non tutte sono informate sui potenziali rischi e sull’importanza della prevenzione. Da qui la necessità di promuovere campagne di sensibilizzazione diversificate a seconda di età, contesto sociale e livello d’istruzione. È quanto emerge da un’indagine condotta dal gruppo ospedaliero San Donato su un campione di oltre 3.500 lombarde.

Il sondaggio, dal titolo “A call for women”, si è sviluppato sotto la regia della dottoressa Serenella Castelvecchio, responsabile del programma di prevenzione cardiovascolare e medicina di genere del Policlinico San Donato, che da anni si batte per promuovere la prevenzione cardiovascolare al femminile. Appena pubblicato sull’European journal of preventive cardiology, lo studio si è focalizzato sulla Lombardia, area geografica con caratteristiche demografiche ed economiche uniche, quali l’elevato numero di abitanti, la vasta rete di strutture scolastiche e universitarie e il più alto prodotto interno lordo regionale.

Lo studio

L’indagine ha coinvolto 3.537 donne, con un’età media di 48 anni, generalmente caratterizzate da abitudini alimentari poco salutari, scarsa propensione all’attività fisica, ma basso consumo di alcol e tabacco. La consapevolezza è stata indagata chiedendo quale fosse la principale causa di morte nella popolazione femminile tra malattie cardiovascolari, tumori, violenza e altro: complessivamente, poco più del 35% ha indicato le malattie cardiovascolari come prima causa, mentre circa il 42% ha attribuito – erroneamente – questo primato ai tumori.

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Tre gruppi sotto la lente

Attraverso una cluster analysis, lo studio ha identificato tre gruppi di donne, ognuno con caratteristiche specifiche.

1) Un primo gruppo è formato da donne con un’età media 53 anni, un buon livello di istruzione e un discreto tasso di occupazione. Attive fisicamente, la maggior parte di loro ha un indice di massa corporea normale e almeno una patologia, tra cui ipertensione e ipercolesterolemia, che potrebbe spiegare una maggiore consapevolezza anche delle proprie condizioni cardiache (38%).

2) Un secondo gruppo è formato da donne con un’età media 62 anni, prevalentemente in menopausa, con livello d’istruzione più basso, spesso in pensione. Mostrano un indice di massa corporea più alto e un elevato carico di malattie croniche. È la fascia che maggiormente si affida al medico di famiglia per le informazioni sanitarie (36,1%).

3) Il terzo gruppo, con un’età media 38 anni, è quello col più alto livello di istruzione e tasso di occupazione. Registrano, coerentemente con l’età, il miglior stato di salute generale, ma assumono comportamenti a rischio: il 19,3% fuma, il 29,8% non pratica attività fisica, il 38,6% la pratica solo occasionalmente. La bassa consapevolezza (33,2%) rende urgenti campagne preventive mirate per le fasce più giovani.

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Conclusion dello studio

La maggioranza delle donne interpellate, ossia il 64,4% del totale, non ha un’adeguata consapevolezza del rischio cardiovascolare. Tuttavia, a seconda dell’età, del grado d’istruzione, della professione e delle abitudini, le intervistate evidenziano stili di vita e quadri socio-sanitari differenti. Da questi aspetti si dovrà dunque partire, per supportare campagne di educazione diversificate, che raggiungano tutte le fasce di età nei diversi ambiti sociali, culturali e lavorativi.

“I dati mostrano che la prevenzione al femminile deve diventare personalizzata, modulata sull’età, sul contesto socioeconomico e sul vissuto clinico delle donne – rimarca Serenella Castelvecchio –. Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte a livello mondiale. Nell’Unione Europea, sono responsabili del 54% dei decessi nel genere femminile e del 43%, in quello maschile, percentuali che in Italia si assestano al 37.7% per le donne e 31.7% per gli uomini. Per affrontare questa emergenza, non possiamo più parlare alle donne come a un gruppo omogeneo. Serve un nuovo approccio, su misura. Lo studio rappresenta una fotografia dello stato di consapevolezza delle donne in Lombardia, ma offre spunti concreti per tutta l’Italia”.