«Quando vediamo le pozzanghere che si allargano, iniziamo a sudare freddo". È il caso di ieri: a due giorni dalla maxi esondazione del Seveso, mentre ancora si lavora per togliere il fango e ripulire cantine e locali invasi dall’acqua, scatta la nuova allerta. Con la pioggia che continua a cadere e le previsioni meteo che non promettono niente di buono. Ma guai ad arrendersi: nei quartieri Niguarda e Isola, le attività sono ripartite. In via Val Maira, a un passo da via Valfurva, punto di fuoriuscita del torrente durante la piena, ieri si sono sistemate le bancarelle del mercato mentre accanto si risollevavano le cler dei negozi.
"Andiamo avanti. Ma i danni, chi ce li ripaga?", chiedono tutti i commercianti. A quanto ammontano? "È ancora presto – scrive sui canali social Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – per quantificarli. Dai primi riscontri dalle zone più interessate, circa duemila attività commerciali nei quartieri di Isola e Fulvio Testi, il 70% ha subito danni ad arredi, dehor, cantine, magazzini e merci. A livello economico la media dei danni è di 8mila euro con punte di oltre i 15mila. Una prima stima complessiva potrebbe superare gli 11 milioni di euro. Confcommercio Milano è a disposizione delle imprese per offrire assistenza e supporto".
“Pedana distrutta, Un danno grave”
“Ci siamo allagati, non era mai successa una cosa del genere. L’acqua è scesa pure nel magazzino”. Peng Yili allarga le braccia dietro il bancone di “Nordest Cafè“ di via Borsieri, al quartier Isola. Il 2 novembre serve i clienti come sempre, a due giorni dall’esondazione del Seveso che ha causato danni in più quartieri. Anche lei è tra i commercianti colpiti, e non solo per i locali allagati. Anzi, «il danno principale riguarda la pedana esterna del dehor: la furia della piena ha spezzato delle assi di legno. Devo capire se è possibile riparare la porzione rovinata o se rifare tutto ex novo. In questo caso, il danno sarebbe di migliaia di euro”.
“Provvidenziale l’aiuto della vicina"
Dalla porta a vetri, padre e figlio vedono le “vasche“ di via Valfurva. “Quelle che dopo l’ennesima esondazione sono piene di fango. Il colmo è che, da quando sono stati svolti i lavori di manutenzione, la situazione è peggiorata”. Lo dicono senza mezzi termini Alberto Simone e il papà Antonio, del “Simon’s bar“ di via Valfurva. “Quanti anni ho?”, chiede il più anziano, rivelando subito la risposta con orgoglio: “Ne ho 90 e ho aperto questo bar nel 1989. Di esondazioni ne ho viste a decine e posso dire che l’ultima è stata la peggiore». Perché fino a martedì il locale non si era mai allagato. “Abbiamo dovuto buttare i panettoni appena arrivati – conclude il figlio – ma dobbiamo ringraziare una vicina che ha “tappato” la fessura della porta sul retro, limitando i danni”.
“Merce buttata. Ora siamo chiusi”
"Sta esondando di nuovo?”. Il falso allarme crea agitazione in meno di 5 secondi. Ieri pomeriggio, mentre tutto il suo staff è alle prese con le pulizie, Simona Pizzi, titolare del locale “Type“ di via Borsieri risponde al telefono. Teme che il Seveso stia straripando ancora, mentre fuori continua a piovere. Ma per fortuna non è vero. “Ne abbiamo abbastanza”, dice. “Abbiamo avuto migliaia di euro di danni: “La cantina si è riempita d’acqua, un pozzetto è fuori uso e abbiamo dovuto buttare tutto il cibo congelato. Adesso stiamo ancora pulendo, siamo al secondo giorno di mancato guadagno. E gli stipendi dei sei dipendenti vanno pagati. Chi ci rimborsa?”.
Palestra inagibile per 400 ragazzi
Una palestra seminterrata completamente piena di acqua e fango. Disastro al centro giovanile Paolo VI dell’oratorio di Pratocentenaro, sede dell’associazione sportiva dilettantistica TNT che è punto di riferimento per 400 ragazzi, che lì giocano a pallavolo e a calcio. “L’acqua è arrivata a un metro e 20 di altezza" fa sapere Marco Moretti, tra i rappresentanti. Per pulire? Su Facebook è stato lanciato un appello e mercoledì si è presentato un nutrito gruppo di volontari. “Le operazioni di pulizia e sgombero sono a buon punto ma non abbiamo ancora finito”. Ieri, mentre pioveva di nuovo, la palestra era sgombra dal fango ma non era ancora stata sanificata. La pavimentazione laterale, poi, si è sollevata per l’acqua. «Sostituirla ci costerebbe migliaia di euro”.
“Una fatica pulire in mezza giornata”
“Per fortuna abbiamo un gradone all’ingresso, che ha fatto da barriera. Ma i guai non sono mancati lo stesso, perché l’acqua è penetrata da un altro lato inondando la taverna. Ci siamo subito messi all’opera per pulire, è stato faticoso e abbiamo riaperto la sera stessa”. Lo raccontano i dipendenti del ristorante “Miscusi“ di piazza Minniti. "Martedì – spiega Jeona Tappa – abbiamo fatto fatica a raggiungere il ristorante: l’acqua in strada arrivava alle ginocchia. Ho visto la gente che camminava con i piedi e le gambe avvolti in sacchi dell’immondizia. A pranzo non abbiamo potuto aprire. Poi ci siamo dovuti dare da fare per raccogliere tutta l’acqua. Una fatica, ma ce l’abbiamo fatta”.
“Chi rimborserà noi esercenti?”
Ha iniziato a lavorare in via De Martino, nel quartiere Niguarda, quando aveva 18 anni. "Ora ne ho 57. E il “problema Seveso“ non è mai stato risolto. La piena di martedì è stata la peggiore: l’acqua ha riempito metà negozio, ho dovuto buttare della merce. Chi mi rimborserà?”. A parlare è Silvia Sellerio, titolare del negozio di intimo “Mary Wool”. Dal cellulare, mostra le foto scattate durante l’esondazione. «Dall’oratorio mi hanno prestato un’asse di legno. Mi servirà come barriera, caso mai dovesse ricapitare. Spero di no, ovviamente, ma adesso ha ricominciato a piovere”. Ha altro da aggiungere: “I viali sono stati chiusi durante l’esondazione e tutte le auto passavano di qui, smuovendo ancora di più l’acqua che si riversava a ondate dentro i negozi. Un incubo”.