Milano, 4 giugno 2019 - "Odio mia figlia, metto il veleno nel suo mangiare. La scimmia è un grosso problema". È una delle intercettazioni registrate dalla polizia locale tra i genitori della bambina disabile di 3 anni e mezzo picchiata e maltrattata fino a romperle un braccio. Le violenze sono state accertate nel corso di un'indagine dell'unità tutela donne e minori della Polizia locale di Milano durata un paio di settimane. Madre e padre della piccola, 29enni egiziani, sono stati fermati mentre erano su un pullman per Malpensa, stavano scappando verso il Cairo con gli altri quattro figli. La coppia è accusata di maltrattamenti e lesioni gravi verso l'altra loro figlia, ora affidata ai servizi sociali.
LE INDAGINI - Sulla vicenda si è iniziato a far luce a metà maggio, quando la bambina è stata portata al Pronto soccorso per delle contusioni. Le radiografie effettuate sulla piccola, però, hanno fatto emergere un quadro preoccupante. Il male al braccio era causato da una frattura scomposta, ormai con calcificazione ossea, riconducibile e tre o quattro settimane prima, ma la bimba risultava avere anche altre fratture multiple pregresse e di dubbia natura, spiegate dagli stessi genitori della bambina con scuse e diverse contraddizioni. "E' caduta dal divano, è caduta dal letto", sono state le loro giustificazioni.
Due giorni dopo il ricovero della bambina sono partite le attività d'indagine con pedinamenti e intercettazioni telefoniche. Ed è venuta subito alla luce una storia drammatica. Un quadro familiare di grave incuria e il progetto di avvelenare la bambina, che la madre chiamava "la scimmia". La donna odiava profondamente la figlia e spingeva il padre, un muratore regolare in Italia arrivato con la famiglia nel 2010, ad accanirsi spesso nei suoi confronti picchiandola. La famiglia viveva in un alloggio popolare abusivo in zona San Siro
LE INTERCETTAZIONI - Proprio nelle loro frequenti conversazioni è emerso come la coppia, sentendosi ormai braccata dalle autorità, ipotizzasse di raggiungere la figlia in ospedale per metterla definitivamente a tacere prima di fuggire in Egitto. Motivazioni sufficienti per ottenere dal Tribunale dei Minori la sottrazione della bambina alla potestà genitoriale impedendogli, quindi, anche di avvicinarsi alla stanza dov'era ricoverata. A quel punto, ai genitori non è rimasta altra strada che tentare la fuga: il 31 maggio, coi telefoni spenti per non essere rintracciati, i due hanno spedito separatamente i bagagli alla Malpensa e poi sono saliti su un pullman in Stazione Centrale dove sono stati fermati dagli agenti della Polizia Locale. Da ulteriori accertamenti è poi emerso che la coppia aveva prenotato i biglietti aerei per il giorno precedente, il 30 maggio, senza poi confermarli. Sul pullman i due erano accompagnati anche dagli altri quattro figli (di età compresa tra gli otto e un anno e mezzo) con i quali vivono in un appartamento occupato in un quartiere popolare a nord-ovest di Milano.
LA DIFESA - Attualmente i due genitori si trovano nel carcere di San Vittore, mentre gli altri figli sono stati portati in una comunità protetta dove pochi giorni fa li ha raggiunti la sorellina dimessa dall'ospedale. A stupire particolarmente gli inquirenti il fatto che non ci fossero segnali evidenti di come la piccola di 3 anni e mezzo fosse soggetta da tempo a quelle ripetute violenza. La bambina, infatti, andava regolarmente a scuola e mai il suo caso era stato valutato dagli assistenti sociali. Attualmente sono in corso ulteriori approfondimenti per capire gli stessi maltrattamenti fossero riservati dalla coppia anche agli altri figli, oppure lei fosse un caso unico dovuto all'odio particolare che la madre serbava nei suoi confronti. I due genitori sono stati interrogati: «Noi non l'abbiamo picchiata, è caduta in casa, ha sbattuto e si è fatta male da sola». Così nell'interrogatorio davanti al gip di Milano Stefania Pepe si sono difesi, in sostanza, i due 29enni egiziani fermati per aver picchiato e maltrattato a lungo la loro bimba di 3 anni e mezzo. Da quanto si è saputo, negli interrogatori di garanzia i due genitori, assistiti dal legale Emanuele Bellani, hanno negato le accuse sostenendo di non aver picchiato la piccola, ma che lei si è fatta male da sola cadendo in casa. A loro carico, però, ci sono una serie di intercettazioni in cui dicono addirittura di volerla uccidere. Il gip non ha creduto alla versione della coppia e ha accolto, invece, la richiesta di convalida dei fermie di custodia cautelare in carcere avanzata dal pm Danilo Ceccarelli..
"È stata un'importante attività per la tutela di minori che, come sempre, è stata fatta con grande celerità. La forza di questo tipo di indagini è la tempestività" ha commentato il comandante della Polizia locale, Marco Ciacci. Il primo indizio è stato infatti raccolto il 17 maggio, in seguito al ricovero della bambina il 15 maggio, e l'arresto è avvenuto il 31 maggio. Gli inquirenti stanno ancora approfondendo le cause dell'accanimento di entrambi i genitori sulla bambina, ma hanno riferito che sicuramente era odiata in particolare dalla madre.