
Hanno scelto Milano per provare a ricostruirsi lentamente una "vita normale" pur facendo i conti tutti i giorni con il cuore che soffre, lontano dai familiari e dalla propria terra. Sono Olga e Anastasia Ruseva, mamma e figlia di Odessa, che ai piedi della Madonnina sono arrivate alla fine di febbraio, all’inizio della guerra. Anastasia non aveva neppure 18 anni (li ha compiuti mentre era in viaggio), ha preparato uno zainetto in fretta "con le cose indispensabili – ha raccontato allora –. Ho rinunciato al mio pettine preferito e pure ai pantaloni più belli. E sono andata via". Dall’Ucraina ha raggiunto la Romania: "mio padre, che è rimasto nel nostro Paese, mi ha accompagnata per un tratto, poi mi sono aggregata a un gruppo di amici di mio fratello e infine ho preso un taxi". A Bucarest si è ricongiunta alla madre Olga, quarantanovenne, avvocato di Diritto internazionale, che mentre cadevano le prime bombe era in Turchia per lavoro. Insieme sono salite su un aereo che le ha portate fino a Milano. Ora vivono in un appartamento di Saronno, messo a disposizione gratuitamente da un associato dell’ordine dei Cavalieri di Malta OSJ (Order of Saint John).
Raccogliamo le loro impressioni a distanza di oltre 7 mesi, con l’aiuto di un’interprete. "Mi trovo benissimo – dice Anastasia, che sta studiando la lingua italiana –. Ho trovato tanti amici e mi sento come a casa".
Mamma Olga invece fa più fatica, "la lingua per me è un ostacolo però mi sto ambientando piano piano. Il problema è stato soprattutto nei primi mesi: per me è stato uno choc cambiare totalmente ambiente. Ho vissuto un periodo davvero difficile". Difficile soprattutto per la lontananza dalla famiglia, rimasta in Ucraina. "I nostri uomini hanno deciso di servire la patria. Solo uno dei miei figli con la moglie e la bambina si è spostato in Germania e lavora lì". Anastasia si è ambientata e per il momento non pensa a un eventuale rientro. Anzi, vorrebbe restare in Italia. "Sto studiando italiano, quest’anno ho deciso di perfezionare la lingua e ho intenzione di iscrivermi alla facoltà di Architettura il prossimo anno. Ora l’Italia è casa mia". La mamma invece sogna il rientro nella sua terra, "non vedo l’ora di ritornare in Ucraina, al momento questo è il mio sogno più grande". Adesso offre supporto ai connazionali grazie alle sue competenze.
L’appartamento di Saronno è stato concesso gratuitamente dall’ordine dei Cavalieri di Malta OSJ, che hanno supportato una decina di profughi dall’inizio del conflitto. Nello specifico Thomas Molendini (che aveva accolto mamma e figlia a febbraio), Thorbjorn Paternò Castello e Angelo Fasola hanno ospitato le persone. "Non solo – conclude Molendini –: abbiamo consegnato circa 300 quintali di beni di prima necessità direttamente in Ucraina. Ho affrontato circa 30 viaggi dall’inizio della guerra". Ieri, l’ennesima partenza. Ora è in viaggio.
M.V.