di Anna Giorgi
La difesa di Antonio Di Fazio, il manager arrestato con l’accusa di aver violentato sei giovani donne dopo averle avvelenate con un caffè drogato e aver tentato di strangolare la moglie, sempre dopo averla avvelenata, punta alla derubricazione dei reati di violenza sessuale aggravata in quello più lieve previsto dall’articolo 613 del codice penale. Per i suoi legali il manager avrebbe procurato alle vittime "lo stato di incapacità mediante violenza, cioè somministrando benzodiazepine" per poi, una volta prive di sensi, fotografarle nude in posizioni oscene. Gli avvocati Mauro Carelli e Giuseppina Cimmarusti nel loro intervento hanno valorizzato il comportamento del loro assistito "che - ricordano - ha reso una ampia confessione", agevolando i tempi processuali. Ora Di Fazio con il braccialetto elettronico si trova in una comunità (da cinquemila euro al mese) per seguire un percorso terapeutico di disintossicazione. Sul tentato omicidio della ex moglie è stata, invece, la stessa procura a fare retromarcia e a chiederne la derubricazione in lesioni (già prescritte). Per la violenza sessuale nei confronti di una delle sei accusatrici, i difensori hanno chiesto l’assoluzione, mentre per un’altra giovane hanno prodotto documentazione sostenendo che i due avevano una relazione e cercavano un bimbo (per esempio un messaggio in cui lei scriveva "questa è la culla per nostra figlia").
Per la vicenda più grave, quella della studentessa di 21 anni, che circa un anno fa l’imprenditore aveva attirato nel suo appartamento con la scusa di uno stage e che poi aveva narcotizzato e violentato, è stata proposta l’assoluzione dall’accusa di sequestro di persona, e il trattamento sanzionatorio al minimo della pena. Sulla decisione finale peseranno anche i disturbi della personalità dell’imputato - certificati da una perizia medica- che sarebbero ritenuti "il filo rosso" che collega tutti gli episodi di violenza sessuale messi in atto con lo stesso, spietato sistema.
Dal punto di vista procedurale Di Fazio ha rinunciato all’incidente probatorio, che avrebbe allungato i tempi, e ha dato il suo consenso ad acquisire direttamente i verbali delle vittime. Nella scorsa udienza aveva parlato anche l’avvocato Zampogna legale per l’ex moglie, la quale, oltre a presentare una istanza di risarcimento, ha proposto la revoca della patria potestà. Questo sulla scia della causa civile avviata dalla donna per ottenere che il figlio ritorni a vivere con lei e con la sua nuova famiglia. Il manager dalla doppia vita ha in corso anche un processo parallelo per di bancarotta, dopo il fallimento della sua azienda farmaceutica, un filone delle indagini, questo che fa capo al pubblico ministero Pasquale Addesso.
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