È cominciato tutto a inizio dicembre, quando il parrucchiere che di solito si prende cura degli ospiti ha saltato il giro perché mancava l’acqua calda. E così le famiglie che hanno genitori o fratelli alla casa di riposo Golgi-Redaelli hanno protestato. A voce e per iscritto. Ma a un mese di distanza dalle prime rimostranze i disagi non sono finiti. "Ci siamo fatti sentire con medici e caposala e ai piani alti – raccontano i parenti preoccupati – ma i problemi persistono. Il personale prova a metterci una pezza come può, riscaldando acqua sui fornelli, ma l’igiene quotidiana, docce, capelli, non si può fare in questo modo. Ed è invece fondamentale per persone che spesso trascorrono a letto l’intera giornata. Accade lo stesso d’estate con l’aria condizionata che funziona a singhiozzo per via dell’impianto vecchio".
Succede alla vigilia di un aumento delle rette. "Due euro in più al giorno, da gennaio, a fronte di servizi che non sono quelli che ci aspettiamo", insistono i familiari, che spezzano però una lancia a favore di chi assiste i nonni: "Sul trattamento loro riservato, niente da dire. Il problema semmai è la carenza di alcune figure-chiave, come i fisioterapisti. Quei pochi che ci sono non riescono a far fronte alle esigenze dei nostri cari. Ne servirebbero molti di più e andrebbe corretto anche il meccanismo delle cooperative esterne, alle quali vengono affidati interi blocchi: alla fine sostituiscono e non potenziano".
Per quanto riguarda il guasto alla caldaia, la direzione spiega che il problema "c’è stato in alcuni bagni e non in tutti e non nelle parti comuni, ma è in via di risoluzione ovunque, la ditta della manutenzione se ne sta occupando". Mentre sul fronte rincari parla "di scelta obbligata alla luce di spese in crescita per le forniture a tutti i livelli e per le bollette, dopo anni che i costi erano fermi a 79 euro al giorno, tutto compreso, tranne il servizio lavanderia che si può pagare a parte, oppure provvedere in autonomia". Sugli addetti, "il rapporto pazienti-dotazione è superiore agli standard previsti dalla Regione e da ottobre medici, infermieri, fisioterapisti e animatori sono stati internalizzati, dipendono cioè direttamente da noi, la gestione non è più sotto la responsabilità della cooperativa, ma è nostra". Una soluzione auspicata anche dai sindacati che durante l’anno hanno manifestato più volte "per chiedere il cambio di passo e denunciare turni di asa e oss inammissibili, fino a 15 ore in corsia".