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"Diagnosi genetica preimpianto è un diritto", condannata la Mangiagalli

La richiesta arrivava da una coppia, in cui l’uomo è affetto da una grave malattia genetica. L'ospedale aveva risposto di non avere i macchinari

Clinica Mangiagalli

Milano, 19 aprile 2017 - Sapere se un figlio avrà le malattie genetiche dei genitori, attraverso la diagnosi preimpianto, è un dirittoLo stabilisce un'ordinanza del Tribunale di Milano, con la quale la Regione Lombardia e la clinica Mangiagalli vengono condannate per il rifiuto di fare la diagnosi preimpianto ad una coppia in cui l'uomo era affetto da esostosi multipla ereditaria, trasmissibile al feto. A renderlo noto è l'avvocato Gianni Baldini, legale della coppia, sottolineando come l'ordinanza abbia "grande importanza, poichè estende il diritto alla diagnosi preimpianto in presenza di qualunque patologia genetica grave che possa comportare un aborto terapeutico". Precedenti ordinanze, infatti - come quelle dei tribunali di Cagliari e Roma - stabilivano tale diritto solo in relazione a determinate malattie.

"Questa ordinanza del Tribunale di Milano che condanna la Mangiagalli a eseguire la diagnosi genetica preimpianto (Pgd), ovvero a sostenere le spese per farla eseguire da altre strutture abilitate, dimostra - ha spiegato Baldini - come la Pgd su malattie gravi rappresenta una prestazione essenziale di assistenza. In altri termini, in linea con la sentenza 96/15 della Corte Costituzionale, vi è un criterio omogeneo di gravità della patologia, dell'embrione come del feto, in forza del quale a tutela della salute della donna sussiste la pretesa ad effettuare la diagnosi genetica sull'embrione prima per evitare un aborto terapeutico del feto dopo". Concedere alla donna una tale possibilità, ha sottolineato il legale, "non può dunque rientrare nella discrezionalità dell'azienda sanitaria, essendo parte del diritto soggettivo alla procreazione cosciente e responsabile per il quale non può sussistere differenza tra riproduzione naturale o medicalmente assista". Assieme alla Mangiagalli, è condannata anche la Regione Lombardia poichè,ha sottolineato, "la Regione si era costituita a sostegno delle tesi della clinica, che sosteneva che la diagnosi genetica preimpianto non costituisce un diritto per il paziente ma una possibilità in base alle capacità tecniche della clinica". La Mangiagalli effettua al momento la Pgd solo per tre patologie.

L'ordinanza pone anche un altro tema: "La procreazione medicalmente assistita è stata inserita nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ma una prestazione accessoria fondamentale per le coppie con malattie genetiche gravi prevista dalla legge 40 sulla pma, come appunto la diagnosi preimpianto, non è stata inserita. Ciò è illogico e discriminante ed il mancato inserimento della Pdg nei Lea costituisce una contraddizione inaccettabile". Per questo, ha annunciato Baldini, "valuteremo ipotesi di azione presso i tribunali amministrativi".