GIAMBATTISTA
Cronaca

Manovre al Centro

A Milano l’esordio di Ruffini "Il modello è la maggioranza Ursula" .

Ernesto Maria Ruffini e, sullo sfondo, l’ex ministro Graziano Delrio

Ernesto Maria Ruffini e, sullo sfondo, l’ex ministro Graziano Delrio

Anastasio

Nessun nuovo partito all’orizzonte, nessuna nuova corrente. Il progetto sollecitato ieri da Ernesto Maria Ruffini e dai cattolici del Pd è la riproposizione, a livello nazionale, di quella "maggioranza Ursula" sperimentata prima di tutto in Commissione Europea. Questa la via per centrare l’obiettivo di riportare il centrosinistra al governo e riunire i cattolici nel centrosinistra. Sembra evidente che serva un federatore per costruire le alleanze.

Eppure due dei tre principali indiziati – lo stesso Ruffini e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala – smentiscono. Il terzo, Paolo Gentiloni, è ad Orvieto per il tradizionale appuntamento di Libertà Eguale. Altrettanto evidente che nel posizionamento dei cattodem ci sia un messaggio alla segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, ci sia la voglia dei cattolici di sinistra di uscire dall’angolo. E in questo caso smentite non ne arrivano: "Siamo stati muti per troppo tempo", in balìa del "mito dell’uomo solo al comando" rimarca Romano Prodi, in collegamento da Fabriano (Ancona).

Il riferimento è al silenzio dei Popolari. Una sottolineatura che arriva dopo un breve elogio dell’opera di ricostruzione del consenso elettorale portata avanti dalla Schlein. Questa la sintesi dell’incontro di "Comunità democratica", avvenuto ieri a Milano, a Palazzo Lombardia, in parallello con l’incontro di Orvieto: a coordinare i lavori il senatore Graziano Delrio e Fabio Pizzul. In prima fila, tra gli altri, Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, e Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare Italiano. Poi Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, ma anche Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva.

Attesissimo Ruffini, alla sua prima uscita pubblica dopo essersi dimesso dalla direzione dell’Agenzia delle Entrate. Figlio di Attilio, ex ministro della Democrazia Cristiana, nipote del cardinale di Palermo e fratello di Paolo, nel suo intervento Ruffini cita don Sturzo, Aldo Moro e il magistrato e beato Rosario Livatino. Ma è nel ricordare David Sassoli che dichiara il suo progetto e quello di Comunità Democratica: "Sassoli è stato fondamentale – dice – nella costruzione della maggioranza Ursula che governa l’Unione Europea da due legislature. Forse, se ci fosse ancora lui, ci farebbe riflettere su come quella maggioranza potrebbe diventare una scelta solida per essere alternativi alla destra". Poco prima aveva scartato tutte le altre opzioni in campo alla vigilia dell’incontro: "Non si tratta di costruire nuovi partiti o nuove aree all’interno del centrosinistra, ma di riportare alla politica chi ha deciso di non farne più parte, combattere l’astensionismo. Non ci possiamo permettere il lusso di essere spettatori".

"Oggi è l’inizio di un percorso, non di un partito, di sempre maggiore connessione con i mondi che esistono e che meritano di essere ascoltati" confermerà Delrio. "Siamo qui perché vanno a votare meno di cinque italiani su dieci: un partito dei cattolici è una soluzione del passato" dirà, più tardi, Castagnetti. "Non penso a un partito dei cattolici, ma il contributo dei cattolici è indispensabile: sono lievito e sale della democrazia" dichiarerà a sua volta Prodi, richiamandosi, come Ruffini, ai padri nobili della Dc, quali Amintore Fanfani. Quanto al federatore, Ruffini aggira la questione, sembra rinviarla: "Tutto il dibattito seguito alle mie dimissioni dall’Agenzia della Entrate era teso a capire il chi", invece c’è da capire "innanzitutto il cosa e il come". Sulla stessa linea Sala: "Toglierei l’idea dei federatori perché non so se questo sia il problema. Il problema è parlare a mondi che oggi sentiamo lontani, trovare nuovi programmi. Ruffini è molto bravo ed esperto".

Nei giorni scorsi il sindaco di Milano aveva dichiarato che avrebbe partecipato all’incontro solo per ascoltare e invece ha preso la parola durante l’incontro, anzi subito dopo Ruffini. "Ho un tormento – confessa –: in politica voglio vincere, non mi accontento di pensare di saperla più lunga degli altri. In questo momento nella nostra comunità sento un senso di sconfitta ineluttabile. Ma dobbiamo avere il coraggio di portare le nostre riflessioni laddove non ci votano: ci sono anche cattolici che votano Lega o FdI o Forza Italia. Quattro voti portati via alla Lega valgono 400. Ma se continuiamo a parlare tra di noi non andiamo da nessuna parte". Infine il monito alla Schlein sul limite del terzo mandato: "Una riflessione su questo va fatta" dichiara Guerini. "Limite senza senso" insiste Sala.