Rozzano (Milano) – “Amore mio, quanto rumore stai facendo anche da lassù... Avrai la giustizia che ti meriti, anche se non potrò più riabbracciarti. Ti amo per sempre”. Accanto c’è il disegno di un cuore fasciato. “Spezzato come il nostro futuro insieme”. Lo sottolinea G., la fidanzata di Manuel Mastrapasqua, il trentunenne morto a Rozzano dopo un accoltellamento in strada. Troppo, il dolore che le si è riversato addosso: “Non me la sento di parlare”. Però scrive.
Sul suo profilo Facebook condivide pagine di cronaca che raccontano la tragedia e che spiegano chi era il suo Manuel. Gli promette giustizia e, nello stesso tempo, il pensiero di non poterlo più riabbracciare la tormenta. Allora la rabbia verso chi l’ha ucciso prende il sopravvento: “Troveremo il bastar..., la bastar... o chiunque sia stato, te lo prometto”, scrive.
I due ragazzi sognavano di costruire una vita insieme e alimentavano ogni giorno il loro amore a distanza. Sì, perché G. vive in Liguria mentre Manuel abitava a Rozzano. Vedersi non era semplice, ma cercavano di farlo ogni volta che era possibile. Si erano visti a settembre. Tra gli ultimi scatti che li ritraggono insieme c’è quello di un bacio appassionato. Ma, ora, l’ultima foto pubblicata dalla ragazza e scelta come immagine del profilo è solo un colore: nero. Chiaro richiamo al suo lutto. Al dolore che non si cancella. Addolcito solo dai messaggi dei suoi amici e dai ricordi lasciati per il suo Manuel. Un’amica del ragazzo ieri ha evidenziato su queste pagine la semplicità di Manuel, che era la sua forza. Non voleva nulla di straordinario: desiderava una casa sua e un futuro con la sua fidanzata. Lavorava per mettere da parte i soldi. I sacrifici erano tanti, tornava a casa con i mezzi pubblici anche di notte perché ancora non aveva una macchina, e questo lo esponeva a pericoli”.
Quasi due ore di viaggio dal supermercato Carrefour nella zona nord di Milano in cui lavorava fino a Rozzano, dove abitava. Prima in metropolitana e poi in tram. Con un tratto a piedi prima di arrivare al portone di casa. Al lavoro “non si lamentava mai, non creava problemi. Arrivava in anticipo e, prima di entrare, fumava una sigaretta o beveva un’aranciata”, lo hanno descritto alcuni vigilanti. “Viveva per la sua famiglia e la sua fidanzata”, hanno spiegato alcuni amici. “Per sdrammatizzare, visto che la sua ragazza era distante, mi aveva chiesto di scriverle “Beata te che sei in Liguria, invece che in un posto come Rozzano” – racconta un’amica –. Abbiamo riso tanto”. Adesso, però, ci sono solo lacrime. “Manuel sta facendo rumore – scrive la fidanzata – anche dal cielo. Per lui non mi fermerò: deve avere giustizia”.