SIMONA BALLATORE
Cronaca

Traffico, aree industriali e movida: la brutta colonna sonora di Milano. Il laboratorio Bicocca traccia la mappa dell’inquinamento acustico

Il lavoro del team di ricercatori del laboratorio di Acustica Ambientale. Il viaggio nel rumore nell’agglomerato milanese – che comprende 31 Comuni – parte dalle sorgenti sonore

Il team del Laboratorio di Acustica Ambientale dell’università di Milano-Bicocca

Il team del Laboratorio di Acustica Ambientale dell’università di Milano-Bicocca

Milano – Dalla mappa del rumore - e dei rumori - al paesaggio sonoro di Milano, che si ascolta partendo dai Decibel e andando oltre, indagando la percezione dei cittadini.

A monitorare la colonna sonora milanese (e non solo) sono i ricercatori del laboratorio di Acustica Ambientale, sotto l’ala del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca. Una ventina le “orecchie“ fisse posizionate in città, più microfoni mobili e semi-permanenti, che si spostano all’occorrenza per sondare le criticità - discriminando le diverse sorgenti - e aiutando Regione Lombardia e i Comuni a stilare la lista delle priorità e i Piani d’azione.

Il viaggio nel rumore nell’agglomerato di Milano (che comprende 31 Comuni) parte dalle sorgenti sonore: “Quella prevalente è costituita dal traffico veicolare”, spiega il professore Giovanni Zambon, che insieme a una quindicina fra tecnici, ricercatori e laureandi ascolta tutti i giorni la città e che è stato chiamato a redigere anche il Piano d’azione del macro-agglomerato di Milano-Monza, che si sviluppa su 481 chilometri quadrati. Al traffico veicolare sono esposti 2.312.197 residenti, a diversi livelli. Tra questi il 17,1% (ovvero 393.457) sono esposti a livelli acustici superiori alla norma. Che diventano il 30,6% (706.986) se si analizza la notte (che ha limiti di tollerabilità diversi).

“Nell’intero periodo della giornata, poco meno della metà della popolazione residente nel macro agglomerato di Milano-Monza (il 47.6% dei residenti) è esposta a livelli sonori superiori a 55 dBA – spiega Zambon –. Le condizioni di esposizione al rumore migliorano nel periodo notturno, in cui la percentuale di popolazione esposta a livelli superiori alla soglia di 50 dBA è poco meno di un terzo”. Rispetto alla Mappa Acustica Strategica stilata nel 2017 la situazione è migliorata: i cittadini esposti erano il 55% di giorno e il 46% di notte. “Una volta analizzati questi dati, inseriti nel Piano d’azione, da una parte sono stati stilati gli interventi prioritari e le mitigazioni possibili, dall’altro abbiamo “modellizzato“ le vie, individuando gli edifici più esposti (tra i 270.491 mappati, ndr) e la situazione di ospedali e scuole (9.230)”, prosegue l’esperto di Acustica. La seconda sorgente di rumore è il traffico ferroviario (col 5,6% dei cittadini esposti a livelli superiori ai 55dBA), seguono le aree industriali e il rumore aeroportuale, con livelli più trascurabili.

Su questa colonna sonora - abbastanza fissa - si innestano le segnalazioni e gli esposti dei cittadini che riguardano i rumori per attività (non tra privati) e che sono indirizzati ai Comuni. “Il picco è tra primavera ed estate, quando si aprono le finestre – spiega Fabio Angelini, tecnico universitario, esperto in acustica –. Abbiamo analizzato le sorgenti per cui si lamentano di più. A Milano gli esposti sono un centinaio all’anno e riguardano soprattutto attività di ristorazione e movida, in particolare in presenza di dehors. Seguono gli impianti tecnici e, in misura minore, le attività sportive. A questi esposti si aggiungono migliaia di segnalazioni legate a eventi “spot“ e schiamazzo notturno”. Rispetto a tram e strade - che rappresentano la principale sorgente di rumore - di segnalazioni ne arrivano appena una decina all’anno: “C’è stato un calo degli esposti che riguardano infrastrutture anche perché la gente si abitua di più a quel genere di rumore – conferma Angelini –, abbiamo un progetto con l’Agenzia Mobilità Ambiente Territorio - Amat, per il monitoraggio e da gennaio abbiamo integrato le attività con un report ad hoc sulle scuole”. Sotto la lente dei ricercatori, oltre ai dati oggettivi, anche la percezione del rumore: “Gli esposti si concentrano nelle aree della movida, ne sono state individuate sette, e nei quartieri più ricchi, dove le case al metro quadro valgono di più, rispetto alle periferie”. Lo studio dei Decibel si intreccia così all’antropologia e alla sociologia, tra maggiore consapevolezza di strumenti, percezioni e priorità diverse della Milano che fa rumore e che ascolta.