FRANCESCA GRILLO
Cronaca

"Marino ebbe un ruolo essenziale"

Avrebbe partecipato "a pieno titolo all’organizzazione e realizzazione del delitto, prestandosi a svolgere un ruolo essenziale per la buona...

Avrebbe partecipato "a pieno titolo all’organizzazione e realizzazione del delitto, prestandosi a svolgere un ruolo essenziale per la buona...

Avrebbe partecipato "a pieno titolo all’organizzazione e realizzazione del delitto, prestandosi a svolgere un ruolo essenziale per la buona...

Avrebbe partecipato "a pieno titolo all’organizzazione e realizzazione del delitto, prestandosi a svolgere un ruolo essenziale per la buona riuscita del colpo". Secondo i giudici della Corte d’assise di Milano, presieduta da Antonella Bertoja, Benedetto Marino sarebbe stato fondamentale nell’esecuzione dell’omicidio di Paolo “Dum Dum“ Salvaggio. Le motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo, per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, mettono in evidenza il ruolo del 45enne Marino, che ha garantito a uno dei due killer una "celere e sicura via di fuga", come avevano ricostruito i pm Gianluca Prisco e Sara Ombra nelle accuse, accolte dalla Corte. Secondo la sentenza che ha determinato la massima pena per il 45enne di Inveruno, l’uomo avrebbe aspettato "venti minuti nel luogo concordato, per poi fuggire insieme al killer consentendogli così di non essere identificato", si legge nelle motivazioni.

La mattina dell’11 maggio 2021, la vittima si trovava in sella alla sua bici, a pochi metri di distanza da casa, in via Odessa, dove viveva con la famiglia da quando era uscito dal carcere, detenuto per questioni di droga. Stava andando al bar in piazza San Biagio, dove era solito recarsi la mattina, quando due uomini a bordo di un TMax lo hanno raggiunto in via della Costituzione, sparandogli tre colpi di pistola. In pieno giorno, a pochi passi dalla scuola media, di fianco al frequentato parco Spina Azzurra. I due sono scappati poi verso Milano, immortalati dalle telecamere. Gli stessi occhi elettronici che hanno inquadrato e registrato i movimenti di Marino: in un’area isolata tra via San Giusto e via delle Forze armate, ha aspettato a bordo di una Peugeot 3008 l’arrivo di uno dei due killer, entrambi ancora non identificati. È stata la compagna di Marino a riconoscere l’uomo e l’auto, fornendo una conferma fondamentale agli inquirenti. La sentenza, che il difensore di Marino ha annunciato di impugnare per "troppi dubbi e incongruenze", precisa che Marino "era perfettamente a conoscenza di quello che stava facendo, non aveva alcun motivo personale per uccidere Salvaggio e si è prestato solo per denaro o per saldare un debito".

Il movente dell’uccisione del 60enne Salvaggio, legato alla cosca di ‘ndrangheta dei Barbaro e Papalia, non è ancora chiaro ma, secondo le indagini svolte, potrebbe essere riconducibile a screzi maturati nel periodo di detenzione con altri pregiudicati.