ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Covid, ancora mascherine? Sì, no, forse. Tra prudenza e voglia di normalità

Viaggio fra gli esercenti che si dividono sull’eventuale proroga dell’obbligo di protezione

Mascherina in un negozio

Milano -  Le mascherine sui luoghi di lavoro del settore privato, inclusi bar, ristoranti, negozi e supermercati, tornano a dividere. Ad oggi l’obbligo di coprirsi naso e bocca - con la Ffp2 o la chirurgica - per titolari, dipendenti e collaboratori è valido fino al 30 giugno in tutti i casi di condivisione degli ambienti. La cosa invece non riguarda i clienti per i quali la mascherina da maggio è solo raccomandata. Il "vecchio" protocollo sulla sicurezza contro il Covid sta però per scadere: senza la sottoscrizione di un nuovo accordo fra le parti dal primo luglio sarebbe un "liberi tutti".

Oggi è previsto un incontro fra ministero del Lavoro, della Salute e Inail, per valutare l’aggiornamento. L’ipotesi che circola è che l’obbligo sarà prorogato. Ma intanto fra i gestori delle attività commerciali emergono posizioni differenti. Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie di Confcommercio Milano, è per una linea di prudenza: "Lo impone l’attuale situazione epidemiologica: i contagi con Omicron 5 sono aumentati. Il protocollo quindi dovrebbe essere prorogato per almeno un mese. A fine luglio si potrebbe fare un nuovo punto della situazione. Al momento è troppo presto per l’addio alla chirurgica da parte di gestori e dipend enti".

«L’obbligo dei dispositivi di protezione dovrebbe essere mantenuto ancora per qualche mese, almeno nel momento in cui entrano i clienti. Questione di tutela di fronte all’aumento della contagiosità" dice Sabrina Frigoli, presidente dell’associazione "Porta Romana Bella" e titolare di una boutique. Sulla stessa linea Raffaella Borloni, a capo della storica ferramenta di viale Bligny "Prato tranquillo": "Chi è a stretto contatto con il pubblico si espone al rischio. Anche se il governo dovesse far decadere l’obbligo, io continuerei ad indossarla. Questione anche di continuità aziendale: se mi ammalassi dovrei chiudere il negozio". Diversamente, per Tiziano Veronese Trutalli, titolare dell’erboristeria "Erba Salus" di viale Sabotino, "è arrivato il momento di rendere omogeneo il sistema di regole, togliendo l’obbligatorietà, per evitare confusione".

Secondo Anna Iorio, titolare di "Intimo Annamaria" di viale Sabotino, "meglio tutelarsi dalla nuova ondata col distanziamento, la sanificazione, l’igiene delle mani e il buon senso. Chiaro che se raggiungo in camerino una cliente la mascherina la dobbiamo indossare entrambe. Ma se si rimane a due metri di distanza è agevole toglierla per respirare meglio". È del pensiero "abolizionista" sui Dpi Gloria Sibilia del bar Coffee Lab di via Ripamonti: "Le alte temperature rendono difficoltoso coprirsi naso e bocca per tante ore.. A maggior ragione in un bar dove si "corre" in continuazione. Per me l’obbligo dovrebbe decadere dopo il 30 giugno".

C’è un’altra novità per i negozi milanesi: oltre a mantenere la temperatura non al di sotto dei 26 gradi, il sindaco Beppe Sala ha chiesto a tutti gli esercizi di tenere le porte chiuse anche in presenza di lame d’aria. "Ma con le porte serrate le lame d’aria - che bloccano l’ingresso di aria calda dall’esterno - verranno spente e i condizionatori dovranno lavorare di più. Inoltre in un ambiente chiuso il virus circolerà in misura maggiore" ribatte Meghnagi.