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Matricidio a Melzo: ricostruito il film dell'orrore

Matricidio, ricostruito il film dell’orrore

"Un cadavere abbandonato finisce tra i morti elencati sul sito del Labanof (il laboratorio che cerca di restituire una identità ai morti senza nome)?". E ancora: "Come si compila un certificato di morte. Quali informazioni sono necessarie?". Queste le ricerche ossessive di Rosa Fabbiano sul computer di casa in via Boves a Melzo, dopo aver ucciso la mamma Lucia Cipriano, 84 anni, che soffriva di demenza senile e di altre patologie. La Fabbiano dopo avere soffocato l’anziana l’ha depezzata con una sega e lasciata all’interno della vasca da bagno per due mesi. Sul cadavere, il Ris, (intervenuto ieri in Corte d’assise), ha ritrovato tracce di deodorante, quello che la figlia spruzzava nel tentativo di coprire l’odore neauseabondo che proveniva da quello che restava del cadavere della Cipriano, e tracce di bruciature. La Fabbiano, infatti, aveva anche tentato di cancellare con il fuoco le sue tracce e l’identità della mamma.

Nei mesi successivi all’omicidio aveva raccontato alle altre due sorelle di aver fatto ricoverare la madre in una Rsa, perché "ormai non più curabile" per via dei segnali di demenza sempre più marcati. Per il gip Giulio Fanales, i motivi dell’omicidio commesso da Rosa Fabbiano "sono da ricondursi all’assoluta incapacità dimostrata dall’indagata nel sopportare il decadimento fisico e mentale altrui e, in particolare, di coloro che le sono affettivamente legati".

Nell’appartamento al secondo piano di via Boves, all’interno dell’alloggio popolare i carabinieri del nucleo investigativo di Milano hanno trovato tutto l’occorrente usato per fare a pezzi il cadavere. Ieri mattina in Assise la scena del crimine è stata ricostruita dai militari del nucleo investigativo di Milano: sul luogo del delitto è stata ritrovata una sega di 31 centimetri, numerosi guanti in lattice, una tuta protettiva con zip anteriore e una cuffietta.

An.Gi.