San Donato Milanese (Milano) – Un ricovero di una settimana in terapia intensiva, con prognosi riservata, e poi purtroppo il tragico epilogo. Non ce l’ha fatta Matteo Di Maio, il giovane di 30 anni che lo scorso 24 luglio era stato soccorso in acqua, alla piscina comunale di via Parri, dopo aver presumibilmente accusato un malore ed essere stato estratto esanime dalla vasca degli scivoli. Il giovane è deceduto nella mattinata di mercoledì 31 luglio, al Policlinico San Donato, dov’era stato ricoverato in codice rosso e dove gli sforzi dei medici non sono purtroppo valsi a salvargli la vita. Ricoverato in terapia intensiva, non ha mai ripreso conoscenza.
Ad annunciare la triste notizia il padre Alessandro Di Maio, che su Facebook ha scritto: “Sei stato un figlio al top”. Nei giorni scorsi, in un altro post, un’amara considerazione: “La vita come una motocicletta, non sai mai quando finirà la benzina”.
Matteo, che aveva qualche problema di deambulazione ma era autonomo, stava trascorrendo una giornata in piscina, da solo, quando la situazione è improvvisamente precipitata. Intorno alle 13, mentre si trovava nella vasca degli scivoli, il 30enne è finito sott’acqua senza più riemergere. Estratto e adagiato a bordo vasca, ha ricevuto i primi soccorsi dal personale dell’impianto. Anche con l’aiuto di un defibrillatore semi-automatico, un bagnino gli ha praticato il massaggio cardiaco, in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Le manovre di rianimazione sono poi proseguite a opera dei sanitari, intervenuti sul posto con un’ambulanza e l’elisoccorso. Nonostante, a un certo punto, il battito cardiaco fosse ripartito, le condizioni del giovane sono parse subito gravi. Da qui la corsa in ospedale e il ricovero d’urgenza. Fino alla notizia del decesso.
La Procura di Milano ha disposto l’autopsia sulla salma e incaricato la polizia locale di San Donato di raccogliere testimonianze ed elementi utili ad approfondire l’accaduto. Pare che il ragazzo, poco prima di tuffarsi, avesse consumato del cibo e una bevanda. Un dettaglio che renderebbe plausibile l’ipotesi di una congestione. Ma si tratta appunto di un’ipotesi, che dovrà trovare riscontro nel prosieguo delle verifiche.
Su disposizione della Procura, gli agenti della locale hanno messo sotto sequestro i due defibrillatori – quello della piscina e quello dei sanitari – usati per prestare i primi soccorsi. Sotto la lente anche il piano di sicurezza del centro natatorio.