Milano, 21 gennaio 2023 - "Devo reintervenire perchè ho letto di avvocati, giudici e leoni tastiera riguardo questi benedetti video". E' così che esordisce nel nuovo video su Instagram Cristiano Lucarelli, ex attaccante e ora allenatore (ha guidato la Ternana fino allo scorso 26 novembre), padre di Mattia, calciatore del Livorno da oggi agli arresti domiciliari con l'accusa di violenza di gruppo nei confronti di una studentessa statunitense conosciuta in un locale di Milano. L'uomo fa riferimento alle notizie apparse sulla stampa, sul web e in tv, nelle quali si parla di alcuni filmati ritrovati nel cellulare di uno degli indagati nella vicenda.
Lucarelli prova a fare chiarezza: "I video sono stati consegnati da noi spontaneamente alla polizia, non ci sono state perquisizioni. Siamo stati direttamente da noi, perchè ci sono elementi di innocenza e non di colpevolezza". E prosegue: "Non c'è nessuna sceno di sesso, come vi vogliono far credere. I video vengono sbobinati per rafforzare l'impianto accusatorio. Giocano su suggestioni ed emotività e poi voi reagite in questo modo". "Quindi - conclude l'ex calciatore - aspettate, ma se volete continuare, continuate. Abbiamo già protocollato 1900 messaggi che consegneremo alla polizia postale e con i quali corpirermo le spese processuali".
Solo questa mattina, il padre di Mattia era già intervenuto sui social. "Pensavate che mi nascondessi, che scappassi, che non ci mettessi la faccia? Mi dispiace deludervi, ma la faccia ce l'ho sempre messa per tante cose, figuriamoci se non ce la metto per una cosa che ho creato io, per un ragazzo che ho educato e cresciuto io, trasmettendogli dei grani valori, dei valori di orgoglio, tolleranza, contrarietà alla violenza, soprattutto verso le donne", aveva detto l'uomo. E ancora: "Se prima ero convinto che mio figlio fosse innocente, dopo aver letto gli atti rafforzo ancora di più l'idea e inviterei con i commenti a stare calmi, perché siamo solo alle indagini preliminari. Il processo mediatico era quello che ci spaventava, si rischia di dare giudizi troppo affrettati. Questa è solo una misura cautelare dovuta, a detta di chi l'ha richiesta, al fatto che Mattia e l'altro indagato sono stati intercettati, senza saperlo, in una telefonata dove parlavano di un'ingiustizia, di uno scherzo, che non credevano a cosa stavano leggendo: da qui non si evinceva l'ammissione di colpevolezza, non si evincevano cenni di pentimento. Ma se io non ho commesso il fatto, perché durante una telefonata dovrei sentirmi colpevole?. È una riflessione che dovremmo fare, perché anche io queste cose le ho sempre sentite in tv, quando ci sei dentro è tutto diverso".