SIMONA BALLATORE
Cronaca

Maturità 2024, la storia di Rebecca: “Noi non siamo numeri, né in aula né sulla bilancia”

Piozzi, 19 anni, ha convissuto con un disturbo alimentare. Arrivare all’esame di Stato è stato un percorso “bello e travagliato”. Ora l’attende Psicologia in Cattolica

Rebecca Piozzi, 19 anni

Rebecca Piozzi, 19 anni

Milano – “È stato un bel percorso, anche se travagliato. Sono matura e, soprattutto, più consapevole: non siamo numeri, né sulla pagella, né sulla bilancia". Rebecca Piozzi, 19 anni ad agosto, si è appena diplomata al liceo Faes, indirizzo Scienze umane.

Da dove comincia questo percorso, “bello e travagliato”?

"Il primo anno siamo subito stati bloccati dal Covid, proprio quando per noi cominciava un cambiamento importante: è stato più difficile abituarsi a una realtà diversa, anche in terza tornavamo a casa alla prima svista. Poi, già dalla fine della quarta, ho cominciato a soffrire di un disturbo alimentare di tipo restrittivo. Era estate, ero in una sorta di ’luna di miele’ con me stessa. Quando sono tornata a scuola mi sono scontrata con la realtà".

Com’è stato l’impatto?

"I compagni, i professori mi vedevano spenta. Mi hanno preso di petto i medici: se avessi continuato a fare di testa mia avrei dovuto lasciare la scuola, restare a casa. Avevo una visita ogni tre settimane. Io ero una perfezionista nello studio, non potevo rischiare di buttare via tutto, così. Mi sono fatta aiutare".

È stata la svolta?

"Sì. E per me è difficile chiedere aiuto, voglio sempre farcela da sola. Ma è l’unico modo per sollevarsi, e adesso lo so bene. Se sono qui, se sono riuscita a vivere con emozione questa maturità, è grazie a chi mi è stato accanto, alla mia famiglia, ai miei amici. Ho aperto gli occhi non tanto perché stavo male io, ma perché vedevo soffrire loro. Mi sono concentrata sulle persone che avevo intorno per saltare i gradini, evitando l’abisso".

Qual è stata la prova più dura?

"Uscire dalla mia ’bolla’. Mi ero chiusa in casa, evitando anche le uscite delle amiche perché sapevo che era sempre contemplato un momento per il cibo. E mi metteva ansia. Mi fa paura ancora, ma lo sanno e mi aiutano ad affrontare anche quello".

E alla maturità?

"Ci sono arrivata fiera e soddisfatta di quello che sono diventata. La scuola mi ha riportata al mondo reale. Nella mia mente ho sempre voluto essere il massimo, il 100. Anche il mio fidanzato mi ha dato una scrollata: “La Rebecca che conosco io va oltre i numeri e oltre la scienza“. Nel tema su Pirandello ho preso 20, in seconda prova 12. Una batosta. Poi mi son detta: quel 20 e quel 12 non sono io. All’orale ho voluto lasciare il segno: è uscito il mio valore, anche le piccole imperfezioni e l’ansia che avevo. Sono uscita io".

Perché ha voluto condividere la sua storia?

"Perché sia di aiuto agli altri. All’inizio non ne parlavo, pensavo mi giudicassero, che non capissero che avevo una malattia mentale che mi stava devastando. E il rischio è quello di identificarsi con la malattia. Ma quando ti prende, fai uscire la tua essenza. Ho avuto la fortuna di incontrare uno psicoterapeuta prima di essere colpita da questo disturbo, mi ha accompagnata in tutta la mia vita, sin dalle prime difficoltà adolescenziali. Questo percorso di crescita è stato il mio “Capolavoro“ da presentare alla maturità".

Cosa farà adesso?

"Ho passato il test di Psicologia alla Cattolica. Ho sempre voluto il meglio per gli altri. Voglio concentrarmi sul benessere psicologico, togliendo gli stereotipi che ancora ci sono sull’approccio terapeutico. Che non risolve i problemi, sia chiaro, ma ti aiuta a conviverci e a essere più consapevole di te stessa".