Milano – Due nubifragi violentissimi in meno di ventiquattro ore. Eventi meteorologici estremi, durante i quali grandine e vento forte hanno causato danni a case, strade e mezzi pubblici. «È difficile tracciare correlazioni precise tra i singoli eventi meteo e il cambiamento climatico, perché il clima è una macchina caotica. Una cosa, però, è certa: con l’aumento delle temperature causato dalle emissioni di gas climalteranti, la frequenza di fenomeni del genere è destinata ad aumentare», spiega Maurizio Maugeri, professore di Fisica dell’atmosfera dell’Università Statale.
Professore, com’è cambiato il clima a Milano e in Lombardia negli ultimi anni?
«A Milano le rilevazioni della temperatura sono iniziate nel 1863. Questi dati sono preziosi, perché ci permettono di affermare con certezza che, da allora, la temperatura in città è aumentata di circa 3 gradi. Un incremento altissimo, più del doppio rispetto a quello registrato a livello globale. A causarlo è stato l’uomo con le sue emissioni di gas serra, ormai su questo punto non ci sono più dubbi. Il fenomeno non riguarda solo Milano: si estende anche alla Lombardia e in parte a tutto il territorio nazionale».
Quali sono le conseguenze di un aumento così marcato delle temperature?
«A causa delle ondate di calore, gli eventi meteo estremi si verificano più spesso. Le temperature più alte fanno aumentare la concentrazione di vapore acqueo nell’atmosfera, che poi entra a contatto con masse d’aria più fredda e causa i fenomeni che abbiamo visto. Se in passato episodi del genere avvenivano una volta ogni diecimila anni, ora hanno luogo una volta ogni dieci. Più che sui singoli eventi estremi, quindi, bisogna ragionare sull’aumento della loro frequenza. Purtroppo la loro imprevedibilità rimane molto marcata».
Altri effetti del riscaldamento globale?
«Anche se è strano parlarne a ridosso di due nubifragi, un altro effetto è la siccità, che sarà sempre più severa. La mancanza d’acqua è già grave: pensiamo a quella della scorsa estate, che è stata il risultato di un anno in cui le precipitazioni sono state ben al di sotto della media storica».
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Quali sono le prospettive da qui ai prossimi trent’anni?
«Le temperature continueranno a salire, ormai il trend è chiaro. Allo stesso modo, la siccità peggiorerà, con gravi conseguenze per l’agricoltura. Assisteremo, inoltre, a un aumento degli eventi meteo estremi, come i recenti nubifragi. Più improbabile, invece, che andremo incontro a desertificazione: la Lombardia rimane una delle Regioni più ricche di risorse idriche, perché può contare sulla presenza dei laghi e delle Alpi».
Cosa si può fare per mitigare gli effetti della crisi climatica?
«La speranza è che l’aumento delle temperature duri relativamente poco tempo, al massimo per i prossimi vent’anni. Questo, però, sarà possibile solo se riusciremo a mettere in atto delle politiche per azzerare le nostre emissioni di gas serra e dei composti climalteranti. Solo così possiamo rimuovere la causa del cambiamento climatico. L’obiettivo è arrivare a zero emissioni entro il 2050. E poi dovremo anche fare delle politiche di adattamento climatico».
Ad esempio?
«Una forma di adattamento sono le assicurazioni, che permettono ai singoli cittadini di ripartire il danno con la collettività, evitando che un singolo evento estremo si trasformi in un disastro economico. Lo stesso ragionamento vale anche per le aziende e l’agricoltura. Bisognerà inoltre aumentare il verde urbano e ridisegnare le città per evitare l’aggravarsi di fenomeni come le isole di calore, che intensificano ancora di più le ondate di caldo».