L’evasione fiscale, tra il 2018 e il 2019, è di circa 4 milioni e 300 mila euro. Soldi che sarebbero stati sottratti all’erario dall’imprenditore Alberto Genovese, in carcere per scontare una condanna definitiva a 6 anni e 11 mesi per aver stuprato, dopo averle rese incoscienti con un mix di droghe, due giovani modelle. I pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, titolari del pacchetto di indagini su Genovese assieme all’aggiunto Letizia Mannella, hanno chiuso il filone relativo alle omesse dichiarazioni al fisco, per il quale la Cassazione ha confermato un sequestro per equivalente della somma che si ritiene non versata, e chiederanno il rinvio a giudizio dell’ex “mago delle startup“. Filone nel quale il 46enne potrebbe saldare i debiti e patteggiare in modo da chiudere il terzo capitolo dell’inchiesta per cui ora si trova in cella a Bollate. In base agli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza l’imprenditore, tra il 2018 e il 2019, avrebbe "utilizzato" la holding Auliv "a scopo di evasione" fiscale, per "gestire i flussi finanziari derivanti dalle sue attività e partecipazioni societarie" e per "provvedere al reperimento delle risorse necessarie" per le sue esigenze "personali", tra cui "l’acquisto e la ristrutturazione della villa a Ibiza" per 8 milioni di euro e "beni di lusso e consumo", come "ingenti acquisti di alcolici".
CronacaMaxi-evasione, altri guai per Genovese: "Soldi usati anche per la villa a Ibiza"