Una condanna a 16 anni e mezzo di reclusione è stata inflitta dal Tribunale di Milano ad Alessandro Magnozzi, arrestato a fine gennaio dello scorso anno in un’operazione della Gdf che aveva portato ad altri 17 arresti, su ordinanza del gip Livio Cristofano e su richiesta dei pm Sara Ombra e Gianluca Prisco, con al centro una presunta maxi frode fiscale da 160 milioni di euro nel settore delle telecomunicazioni e in particolare "nella tecnologia Voip".
Nell’inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese, Magnozzi, condannato assieme ad altri due imputati dalla sesta sezione penale, era accusato di essere a capo di una presunta associazione per delinquere, finalizzata anche a reati di usura, legata al clan della ‘ndrangheta calabrese, radicato anche a Milano, dei Bruzzaniti, inserito nella "cosca dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti".
Nel blitz delle Fiamme Gialle era stato arrestato anche Domenico Bosa, detto ‘Mimmo Hammer’, ultrà della curva interista, ritenuto uno dei capi del movimento neonazista milanese ‘Hammerskin’ e che è stato condannato nei mesi scorsi con rito abbreviato a 3 anni e 6 mesi di carcere per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose.
Sarebbe stato proprio lo stesso Magnozzi, stando agli atti dell’inchiesta, ad individuare le persone da ‘strozzarè con prestiti, perché versavano "in difficoltà economiche". Ed era anche amministratore della Nts srl e di fatto, secondo le accuse, anche di un reticolo di società ‘cartierè usate per la maxi frode all’erario.