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Maxisequestro nel Comasco: ranch e cavalli, immobili e società di slot. Dichiarati 66 euro

Sequestrati beni per 1,7 milioni su ordine della procura di Milano a boss della 'ndrangheta già in carcere

Carabinieri

Carabinieri

Milano, 30 luglio 2019 - Era in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso e perché considerato il mandante dell'omicidio di Franco Mancuso, ucciso nel 2008 a Bulgarello (Como): Bartolomeo Iaconis, esponente di spicco del clan di 'ndrangheta Mazzaferro, aveva un ranch con 20 cavalli da corsa e beni per quasi 2 milioni, nonostante fosse arrivato a dichiarare solo 66 euro in un anno. Tutto sequestrato la mattina del 30 luglio, sulla base di un'ordinanza della sezione delle misure di prevenzione della Procura della Repubblica di Milano per la "sproporzione tra la redditività del soggetto e i beni di cui è risultato titolare direttamente o attraverso familiari". 

Il 61enne di origini calabresi si è visto mettere i sigilli alle sue proprietà dai militari dell'Arma arrivati insieme ad un amministratore giudiziario: non solo il ranch ad Oltrona di San Mamette, sempre nel Comasco, ma anche la palazzina di tre piani in centro ad Appiano Gentile. E poi 25 appezzamenti di terreno con campi e boschi, un box, un'abitazione di campagna, e per finire una società di videoslot intestata alla moglie, collocata a Cadorago, paese confinante.

La "Bart Ranch" era il gioiello di famiglia, per Iaconis, che faceva gestire l'azienda agricola di cavalli da monta al figlio (incensurato): oltre al ranch infatti la società si occupava di riproduzione e allevamento equino. Secondo il tribunale però, sia il ranch, sia il resto dei beni, valutati in 1,7 milioni di euro, erano frutto dell'attività illecita condotta per anni da Iaconis, criminale conosciuto anche per l'indagine "Notte dei fiori di San Vito".

Una ricchezza che non corrispondeva affatto a quanto il boss dichiarava nei suoi documenti fiscali: un anno aveva dimostrato un guadagno netto di 66 euro, arrivando a un massimo di 30mila; dal 2014 ad oggi non aveva mai superato i 900. La pericolosità sociale nel momento dell'acquisto dei beni è un'altra delle motivazioni che hanno portato la sezione misure di prevenzione ad emettere l'ordinanza di sequestro, funzionale alla confisca. Quanto ai cavalli, sono stati trovati in buone condizione di salute: 3 di loro non si trovavano nel ranch, ma in particolari stalle su altri terreni, perché erano destinati a prestigiose gare.