Dieci manager di Leonardo, l’azienda italiana che si occupa di difesa, sicurezza e aerospazio, sono indagati per corruzione tra privati per aver accettato denaro e regali da una società fornitrice di commesse. Google Ireland e Google Paymen come persone giurdiche sono nel mirino degli inquirenti per responsabilità amministrativa nell’utilizzo della piattoforma digitale attravreso cui è avvenuto il rientro in Italia delle mazzette frutto, secondo l’accusa, di reati fiscali e riciclaggio.
Al centro dell’inchiesta coordinata dal pm Gaetano Ruta c’è una fornitore di Leonardo, Transpart, società di intermediazione nella distribuzione di parti, materiali ed equipaggiamenti destinati ai più diversi settori, da quello militare a quello aerospaziale, dai trasporti fino al petrolchimico. Società con sede a Milano che vede indagati quattro manager i quali, secondo gli accertamenti, in cambio di commesse a favore dell’azienda avrebbero corrisposto a manager di Leonardo di medio livello regali e compensi anche sotto forma di contratti di consulenza fittizi. Il prezzo della corruzione? Secondo gli investigatori, un fisso da 1.500 euro al mese o bonifici annuali anche da 30mila, cellulari, buoni carburante e buoni MediaWorld, perfino una penna Mont Blanc.
Sono i regali che i funzionari e dipendenti di Leonardo, tra il 2014 e il 2019, avrebbero accettato dai dirigenti della Trans Part Srl, per favorirli nella corsa alle commesse del colosso italiano (che nel procedimento è parte offesa e ha collaborato con gli inquirenti) e avere in cambio del “disvelamento” in anticipo delle condizioni per accedere alle gare. Favori illeciti ripagati soprattutto in contanti ai manager. Con denaro proveniente da fondi neri che i dipendenti della Transport - sede in corso Sempione - avrebbero creato “dirottando“ parte dei proventi di commesse lecite su una consociata statunitense. La quale, a sua volta, tra il 2012 e il 2018 avrebbe trasferito senza motivi contrattuali almeno 6 milioni di euro su tre “off-shore” con sedi a Panama, nel Regno Unito e in Irlanda.
Per far rientrare questa somma in Italia sotto forma di mazzette, si sarebbero serviti di due riciclatori che a loro volta avrebbero usato la piattaforma di pagamento Google Pay. In particolare, riguardo a questo passaggio, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza milanese, ha ricostruito, tra il 2017 e il 2019, 25 operazioni dall’estero verso l’Italia per un totale di 400mila euro.
Operazioni che avrebbero visto l’interposizione di due società del colosso di Mountain View nella canalizzazione dei fondi in modo da ostacolare l’identificazione degli autori dei bonifici e dell’origine della provvista. Per questo oltre alle 14 persone fisiche, sono indagate in base alle legge sulla responsabilità degli enti, Transpart per reati fiscali e riciclaggio e Google Ireland e Google Payments solo in relazione al riciclaggio.
Le due società, scrive il pm Ruta nell’ordine di esibizione notificato ieri anche a Leonardo (come parte lesa) avrebbero consentito "il trasferimento di somme di denaro provento di frode fiscale" ostacolando "l’identificazione della provenienza delittuosa". E un portavoce di Google commenta così: "Nell’ambito di una più vasta indagine abbiamo ricevuto una informazione di garanzia per una ipotesi di illecito amministrativo, in relazione a movimentazioni finanziarie che sarebbero state effettuate utilizzando le nostre piattaforme. Naturalmente presteremo la massima collaborazione alle indagini"