NICOLA PALMA
Cronaca

Mazzette in obitorio per spartirsi i cadaveri

Indagine dei ghisa: interdittiva per un operatore del Sacco e due titolari di imprese funebri. "Salma Covid? 400 euro per vestirla"

di Nicola Palma

Regola numero 1: "La vestizione della salma è affidata al personale in servizio presso la camera mortuaria, tranne i casi in cui i familiari desiderino procedere direttamente". Regola numero 2: "Gli incaricati delle imprese di onoranze funebri possono accedere ai presìdi ospedalieri e alla camera mortuaria solo ed esclusivamente per servizio, su richiesta dei parenti e di nessun altro. In ogni caso, la presenza in camera mortuaria degli addetti delle imprese di onorenze funebri deve essere limitata unicamente allo svolgimento delle funzioni consentite e per il tempo strettamente necessario". Regola numero 3: "Il personale ha il divieto assoluto di chiamare le imprese di onoranze funebri e di raccomandare ai familiari del defunto l’acquisto di generi funerari da specifiche imprese".

Sono i tre capisaldi del "Regolamento aziendale per i decessi intraospedalieri e per l’accesso alle camere mortuarie" varato il 31 gennaio 2019 dal direttore generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco. Norme che l’operatore obitoriale del Sacco N.P.L.C., peruviano di 57 anni, e Dalila Abbinante e Antonio Alessandro Gramendola, rispettivamente rappresentanti delle imprese Sofam Ap srl di Baranzate e Maggiore di via Grassi (a due passi dal Sacco), hanno scientemente ignorato, lucrando sui morti e approfittando della comprensibile fragilità dei loro parenti per accaparrarsi i funerali dei deceduti. Dall’ordinanza di custodia cautelare del gip Stefania Donadeo – che ha disposto per il peruviano l’interdizione per 12 mesi dall’esercizio del pubblico servizio di operatore obitoriale e per Abbinante e Gramendola il divieto per lo stesso periodo di esercitare l’attività di impresario funebre – emerge un quadro desolante: un sistema "collaudato nel tempo" che coinvolgeva molte più persone (13 gli indagati in totale) e che si fondava su una "particolare spavalderia nell’attuazione e partecipazione in pratiche corruttive". L’inchiesta scatta alla fine del 2020, quando agli investigatori della polizia locale arrivano gli esposti del titolare e di due dipendenti di una ditta di onoranze funebri che tra il 4 e il 18 novembre ha gestito il servizio di supporto alle camere mortuarie di Sacco e Fatebenefratelli.

Le denunce parlano di "atteggiamenti confidenziali" tra operatori obitoriali e titolari di imprese funebri; di salme di pazienti Covid-positivi vestite a dispetto delle restrizioni; di segnalazioni di decessi ai titolari amici per far sì che fossero loro a proporsi ai figli dei defunti; di affari spartiti tra le varie ditte sulla base della residenza del morto (Sofam per Baranzate, Maggiore per Milano). E ancora: qualcuno riferisce di essersi sentito dire "Qui funziona così, fanno tutto quelli delle imprese, noi prendiamo solo le salme dal reparto"; o di aver ricevuto un’offerta di 200 euro dopo il pragmatico discorso: "Girati verso di me e guardami negli occhi, ti spiego io come funziona esattamente qui... qui funziona così, prendi i vestiti e vestila, se è una salma Covid non ti preoccupare te ne do anche 400, i familiari la vogliono vestita oggi". Gli episodi contestati immortalano una situazione completamente al di fuori delle regole. A cominciare dalla salma sistemata in sala esposizione nonostante la precedente autopsia per sospetta morte da malattia di Creutzfeldt-Jakob (il morbo della "mucca pazza") imponesse, da protocollo, un’immediata sigillatura. Per non parlare dei due anelli di un’anziana deceduta al Sacco ritrovati nell’armadietto di uno degli indagati o dei guanti in lattice e delle mascherine Ffp2 regalate dall’operatore O.H. al padre di Gramendola.

Gli accertamenti investigativi, con telecamere e intercettazioni, hanno confermato i sospetti e cristallizzato i passaggi di mazzette. Basti citare un caso per tutti. È il 25 febbraio scorso, il giorno della scomparsa di M.R. I parenti arrivano nella camera mortuaria e ci trovano N.P.L.C.: a lui chiedono lumi su come organizzarsi per registrare il decesso e allestire il funerale. "Io consiglio quella signorina che è fuori", dice indicando il monitor della telecamera che riprende il cortile. Lì c’è in attesa Dalila Abbinante. "Sì ho visto, infatti sto aspettando", replica uno dei familiari dell’anziana. "Lavora con il Comune... impresa funebre, lei... si ci mette d’accordo cosa vuole tra... è una persona onesta, io però vedete voi", informa l’operatore, affermando falsamente che l’impresa Sofam Ap avrebbe un accordo con l’amministrazione. Uno schema ripetuto tante altre volte, sempre con lo stesso inspiegabile interrogativo: "A titolo informativo, siete di Baranzate, Bollate o Milano?". A seconda della risposta, arrivava un’azienda diversa.