Milano – Un medico in balia del paziente "lei non sa chi sono io". Il giorno più folle della sua vita Stefano Picozzi, specialista in urologia, 41 anni, lo ha vissuto il 15 settembre dell’anno scorso. Libero professionista, indole mite e paziente di natura, era arrivato nello studio di viale Monza a Milano, dove esercita in convenzione col regime di servizio sanitario nazionale, in ritardo e non per scelta. Ad attenderlo, per una visita, la sua nemesi per carattere: un uomo gonfio di rabbia e prepotenza.
"C’erano la Fashion Week e la pioggia ed ero rimasto, come tanti, imbottigliato nel traffico. Avevo avvertito in studio che sarei arrivato 20 minuti dopo il previsto. Ma non è bastato a calmare quell’anziano. Appena è entrato in ambulatorio mi ha lanciato i fogli, poi mi si è scagliato come una furia addosso a me. Una spinta così forte e decisa che mi ha fatto perdere l’equilibro. Sono rovinato a terra e mi sono fatto male alla mano sinistra. È intervenuta anche la guardia ma ormai il danno era fatto. Al pronto soccorso, dove ho atteso 4 ore, mi hanno dato 20 giorni di prognosi. Ho una polizza infortuni che ha pagato i danni. Ma tuttora il pollice mi dà problemi a causa della distorsione. E oltre all’aggressione ho subito anche gravi minacce".
Del tipo?
"“Gliela farò pagare“, “Lei non sa chi sono io“, “Le rovino la vita“, “Pensa che continuerà a lavorare?“, “Si dovrà guardare le spalle“ – elenca Picozzi –. Per quanto ne sappia quella persona non soffriva di alcuna patologia psichiatrica. Però aveva ricoperto cariche pubbliche e me l’aveva fatto ben intendere. Non so quale sia la causa che scatena tutta questa aggressività. Certo non è razionale arrivare alle mani per 20 minuti di ritardo. La mia ipotesi è che certe persone trovino in ospedale o in ambulatorio una valvola di sfogo a torti subiti in precedenza".
Sarà andato a denunciare.
"Non l’ho fatto. Ho pensato che non valesse la pena impelagarsi in un processo lungo non so quanti anni, sborsando spese per l’avvocato… Per che cosa? Per una pena non certa ed esemplare ma tutt’al più lieve, dato che stiamo parlando di un soggetto anziano? Anche le minacce sono state un freno. Mi sono chiesto se fosse giusto mettere in pericolo la famiglia. Purtroppo in Italia è la vittima ad aver paura di far valere le sue ragioni. Mentre i prepotenti si sentono liberi di agire come vogliono".
Due giorni fa il figlio di una paziente ha rotto il femore a un medico del Policlinico. Cosa ha provato?
"Dolore e rabbia. Peraltro temo che delle aggressioni al personale sanitario si conosca solo la punta dell’iceberg: sono in tanti a non denunciare. Altro che “andrà tutto bene“, dopo il Covid la rabbia è aumentata. E basta un niente perché ci scappi la tragedia come è successo al collega Giorgio Falcetto che conoscevo bene (il proctologo che lo scorso 13 dicembre è stato colpito con un’accetta in testa da un pregiudicato nel parcheggio del Policlinico San Donato, dove lavorava, ed è deceduto il giorno dopo ndr). Una fine che mette i brividi".