
Il geriatra docente dell’Università Statale di Milano Luigi Bergamaschini
Milano, 7 maggio 2020 - Nei giorni più duri dell’emergenza coronavirus aveva sollevato il problema delle mascherine e dei dispositivi di protezione individuale al Pio Albergo Trivulzio, sollecitando l’immediato utilizzo per proteggere pazienti e operatori. Il professor Luigi Bergamaschini, medico al Pat di Milano, ora è ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano per una polmonite ed è in attesa dell’esito degli accertamenti per stabilire se la causa sia il coronavirus. Il geriatra 70enne, docente dell’università Statale di Milano e dirigente della geriatria al Policlinico per oltre 10 anni, in una riunione a inizio marzo aveva evidenziato la necessità di dare le mascherine a tutti gli operatori dell’istituto, mentre secondo quanto spiegato dal Pat in quei giorni di grave carenza la linea era di privilegiare i reparti ritenuti più esposti. Bergamaschini è finito sotto i riflettori perché fu lasciato a casa dalla struttura e poi reintegrato, lo scorso 25 marzo, dopo quello che il Pat ha derubricato come una "fraintendimento".
Il medico era stato tra i primi ad esprimere perplessità sulle modalità di gestione dell’emergenza coronavirus alla “Baggina“, struttura poi finita al centro insieme a un’altra ventina di Rsa delle inchieste milanesi sulla diffusione dei contagi tra gli anziani ricoverati. Bergamaschini è stato in prima linea nelle settimane dell’emergenza, e ora deve affrontare una nuova lotta in ospedale. Intanto la Comunità di Sant’Egidio, da anni in prima linea nelle attività di volontariato nelle Rsa, denuncia che ancora "si trascura di impedire che continuino ad avvenire nuovi contagi e nuove morti. È urgente intervenire subito con tamponi a tutti i ricoverati, protezione e cure ai malati e prevenzione dei nuovi contagi. Inoltre occorre sostenere gli anziani che hanno subito un deperimento fisico e cognitivo a causa del prolungato isolamento". La Comunità ha predisposto un modello di intervento rapido nelle Rsa milanesi per "rispondere a quella che continua ad essere un’emergenza gravissima, anche se non viene più percepita come tale". Il progetto, partito dall’Istituto Virgilio Ferrari al Corvetto, una delle strutture più colpite, ha consentito forniture supplementari di dispositivi di protezione per ospiti e personale per evitare ulteriori contagi, con volontari che stanno affiancando medici e operatori socio sanitari nell’assistenza ad anziani isolati nelle loro stanze da più di due mesi.