SIMONA BALLATORE
Cronaca

Medie da rilanciare: no al salto nel buio

Via alla sperimentazione nazionale del metodo Montessori dopo la primaria. Ecco le linee guida di Milano

di Simona Ballatore

Un salto nel vuoto. Così tanti alunni vivono il passaggio dalle primarie alle medie. Un salto che è stato pure reso più arduo dal Covid. "Serve un rilancio della scuola secondaria di primo grado": non ha dubbi Milena Piscozzo, preside dell’istituto comprensivo Riccardo Massa, già alla guida della rete milanese delle scuole montessoriane e ora della rete nazionale. "Penso che questa sperimentazione possa portare a un ripensamento del processo di insegnamento-apprendimento e delle metodologie utilizzate nelle secondarie di primo grado – sottolinea –. La preadolescenza e l’adolescenza sono periodi fondamentali per la crescita. E soprattutto adesso che, causa pandemia, sono limitate le relazioni sociali dei nostri ragazzi, non solo a livello scolastico ma in tutti gli ambiti di vita, siamo chiamati a riprendere il filo educativo con metodologie attive. A pensare a un modo nuovo di fare scuola".

A Milano, in quella che era la prima scuola primaria montessoriana - attiva già nel 1969 - Milena Piscozzo ha dato il via alla prima sperimentazione interna di media montessoriana. Cinque anni dopo, il consolidamento e la richiesta di sperimentazione assistita al ministero, insieme ad altre tre scuole: Ilaria Alpi e Arcadia di Milano e Balilla Paganelli di Cinisello Balsamo. Oggi contano due sezioni ciascuna, con una media di 23 alunni per classe. E si è aggiunta alla rete la scuola paritaria di Castellanza. "In questi anni ho attivato quattro corsi di formazione che hanno visto la partecipazione non solo di insegnanti delle nostre scuole: sono 183 i docenti formati – spiega Piscozzo –. C’è stata la consulenza scientifica dell’Opera Nazionale Montessori e un monitoraggio continuo, anche da parte di università Bicocca e Ufficio scolastico regionale. I nostri studenti stanno rispondendo bene e abbiamo un ottimo riscontro anche dalle prove Invalsi".

Prima sperimentazione triennale conclusa, corsi replicati dall’Opera Nazionale Montessori anche a Udine e Roma, si amplia il raggio con un obiettivo: portarla a ordinamento. "Entro la metà di aprile, come scuola capofila, invierò al Ministero l’accordo di rete, il progetto formativo e la richiesta di sperimentazione per la rete allargata". Che conta già più di venti scuole, con altre pronte ad aggregarsi. Le linee guida ci sono già e partono dall’attenzione all’adolescente. "Che, come diceva Maria Montessori, è un neonato sociale, ha bisogno di un apprendimento cooperativo con i coetanei – spiega Milena Piscozzo –. È fondamentale creare un ambiente di apprendimento che superi la lezione frontale e qui entra in campo la competenza del docente, che diventa “regista”". Paola Accornero insegna alla Riccardo Massa dal 2003, ha visto nascere la scuola

Montessori e si occupa anche di formazione: "Partiamo dall’attivazione di piani di lavoro che rendano autonomi i ragazzi, i quali sviluppano il loro percorso di studio in un tempo concordato con l’insegnante", spiega. Non si dà la “regola”, devono scoprire loro la via, attraverso tentativi, arrivando a definirla. "Si lavora in piccoli gruppi – continua –, ci sono percorsi sempre più interdisciplinari, che vedono anche la compresenza di “insegnanti-registi“: ci mettiamo di lato e interveniamo

all’occorrenza. Possono rivolgersi a tutti noi per chiedere aiuto, indipendentemente dalla classe". C’è la cosiddetta “pedagogia del luogo”, con la scuola che si aggancia alla città; si usano ancora le mani per apprendere. E c’è una connessione primaria-secondaria per evitare il temuto salto nel vuoto.