
Spiega Gianni Maimeri, amministratore delegato e nipote, nonché omonimo, del fondatore. I 43 dipendenti della storica ditta di tempere e vernici temono la chiusura dello stabilimento.
Da Giorgio De Chirico alla dismissione del sito di Mediglia, la parabola di un’azienda di famiglia nata nel 1923 e diventata un’eccellenza del made in Italy nel settore della creatività e delle belle arti. L’ultima crisi occupazionale che si registra nel Sud Milano è a carico della Maimeri, storica ditta di tempere e vernici. Negli anni d’oro dell’attività, tra gli utilizzatori dei suoi colori c’era anche il pittore "metafisico" Giorgio De Chirico. Ma ora lo scenario è cambiato e l’azienda sta vivendo una delle fasi più travagliate della propria storia.
Benché non siano ancora state prese decisioni ufficiali, con ogni probabilità le lavorazioni che attualmente si svolgono a Mediglia verranno delocalizzate, con la conseguente chiusura dello stabilimento locale. "Abbiamo fatto tutto il possibile per mantenere le attività nell’attuale sede, ma, a fronte di perdite di svariati milioni di euro, dettate da elementi esogeni come una generale contrazione del mercato e la concorrenza di prodotti in arrivo da Paesi extraUe, si rende necessaria una riorganizzazione – afferma Gianni Maimeri, amministratore delegato e nipote, nonché omonimo, dello storico fondatore dell’azienda -. L’ipotesi è lo spostamento della produzione in altri stabilimenti del gruppo Fila (proprietario di Maimeri, ndr), in Italia o all’estero. L’Inghilterra è solo una delle opzioni. I comparti commerciale, amministrativo e controllo qualità resterebbero invece in Italia". Una prospettiva, di fronte alla quale i 43 lavoratori e lavoratrici del sito di Mediglia hanno protestato, nella giornata di giovedì, con uno sciopero e un sit-in davanti all’azienda. "In questi anni, anche grazie a Fila, non sono mai mancati gli stipendi, nonostante le difficoltà – precisa Maimeri – Ora si rende necessario assumere decisioni non più prorogabili, per ridurre i costi di produzione e favorire così delle economie. Qualora la scelta di delocalizzare venisse confermata, si metteranno in campo tutti gli strumenti utili ad attutire l’impatto sui lavoratori. Intanto, il dialogo col personale e i sindacati resta aperto, in un’ottica di trasparenza". "L’obiettivo - conclude l’amministratore delegato – sarà mantenere invariato lo standard qualitativo dei nostri prodotti, che vogliamo continuino a rappresentare un’eccellenza nel settore delle belle arti".