
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme a Giuseppe Sala a una commemorazione in memoria di Sergio Ramelli nel 2022
Milano – “Ai nostri figli dobbiamo raccontare che c'è stato un tempo in cui per le proprie idee si poteva cambiare scuola e città e persino perdere la vita, uccisi da carnefici in una spirale di violenza trascinata per troppi anni. Dobbiamo ricordarlo anche per riconoscere subito i germi di quell’odio e di quella violenza”.È questa la riflessione che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto parlando di Sergio Ramelli, lo studente milanese ucciso nel 1975 da un gruppo di giovani di estrema sinistra legati ad Avanguardia Operaia, poi condannati negli anni Ottanta.
“Ci tenevo moltissimo a esserci in questo anniversario così importante”, ha detto Meloni in un videomessaggio a un evento in corso a Milano per i 50 anni della morte del giovane. “Siamo reduci da giorni intensi nei quali la scomparsa del Santo Padre ci ha portato a riflettere su temi profondi, ed è terribilmente difficile accostare questi valori alla vicenda di Ramelli. Cinquanta anni fa si spingeva la sua giovanissima vita, una morte brutale quanto assurda divenuta un simbolo per i militanti di destra”.

“Cinquanta anni dopo siamo chiamati a interrogarci su cosa ci può insegnare oggi il suo sacrificio. Sergio era una persona libera che amava l’Italia più di un'altra cosa e aveva deciso di non tenerselo per sé. La sua storia ce l’ha condivisa chi ha sperato in quei 47 giorni di agonia che Sergio potesse risvegliarsi, chi ha pianto in quei giorni dopo la morte anche quando celebrare il suo funerale era un’impresa”. Ma anche "chi ha dedicato una strada, un giardino, un fumetto, un libro. Quella storia ce l’ha raccontata Anita, la mamma di Ramelli, che per quasi 40 anni ha onorato suo figlio Sergio insegnando la dignità”.

Chi era Sergio Ramelli
Sergio Ramelli era uno studente membro del Fronte della Gioventù – gruppo di destra radicale – ucciso il 29 aprile 1975. Fu aggredito a colpi di chiavi inglesi da un commando dell’organizzazione comunista Avanguardia Operaia e morì il 13 marzo in ospedale dopo oltre un mese di agonia.
È considerato una delle vittime degli Anni di Piombo, il periodo compreso tra gli anni Sessanta e Ottanta contraddistinto da un estremismo politico che produsse violenze di piazza, lotta armata e terrorismo, sia di destra che di sinistra. I responsabili dell’omicidio furono identificati dieci anni dopo l’aggressione e tra il 1987 e il 1990 furono processati e condannati in via definitiva per omicidio volontario.
La questione delle commemorazioni
Da decenni, l’estrema destra italiana considera Ramelli un martire vittima della violenza comunista e, ogni anno il 29 aprile, lo commemora in una manifestazione che riunisce anche diversi gruppi neofascisti. Durante questi incontri, va in atto anche il cosiddetto appello del Camerata: un leader chiama “attenti”, scandisce per tre volte il nome “Camerata Sergio Ramelli” e i partecipanti rispondono “presente” mentre esibiscono il saluto fascista a mano tesa.

In passato, diversi partecipanti sono stati denunciati e condannati per apologia del fascismo e alcune di queste commemorazioni sono considerate eventi legati a stretto filo con l’universo neofascista.
Tuttavia, in quanto giovane vittima della violenza politica, alla memoria di Ramelli sono dedicati diversi luoghi e targhe di Milano. Le inaugurazioni di questi luoghi sono state presiedute, tra gli altri, dal sindaco di Milano Beppe Sala e dalla leader di Fratelli d’Italia e attuale presidente del Consiglio Giorgia Meloni.