Milano, 12 marzo 2024 – Il basista che di mestiere fa il cassiere in un supermercato. La base logistica a Peschiera Borromeo. I sopralluoghi per scegliere la banca da assaltare. E il raid fallito in extremis.
La dritta da Palermo
Nelle scorse settimane, gli investigatori dell'Antirapine della Squadra mobile, guidati dal dirigente reggente Domenico Balsamo e dal funzionario Francesco Federico, hanno ricevuto una segnalazione da Palermo che parlava di una banda di rapinatori in arrivo a Milano per compiere un colpo con la tecnica del buco.
La dritta riferiva pure che il basista di stanza all'ombra della Madonnina era Santo Russo, trentacinquenne originario di Catanzaro ma da tempo residente nell'hinterland.
L'arrivo della banda
Gli agenti di via Fatebenefratelli hanno iniziato a pedinare Russo e sono arrivati a Giuseppe Liotti, palermitano di 32 anni con precedenti specifici, il primo ad arrivare in città. Poi è toccato al cinquantaquattrenne Luigi Verdone e al quarantunenne Benito Lo Re, che nel settembre scorso si è reso irreperibile per sfuggire a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Ferrara per un'altra rapina in banca.
Gli ultimi due, il sessantunenne Vito Leale e il quarantatreenne Giampiero Renzetti, sono arrivati in treno in Centrale, e ad attenderli hanno trovato Russo. I sopralluoghi Da quel momento, circa due settimane fa, la banda ha iniziato a muoversi tra Milano e Bergamo, a caccia dell'istituto di credito da svaligiare. Inizialmente, i banditi hanno puntato una banca di San Giuliano Milanese: sono entrati dal locale caldaia, hanno disattivato l'allarme con la carta stagnola, ma alla fine hanno rinunciato.
Poi il bersaglio è diventato la filiale del Credito Cooperativo di via Martiri della Libertà a Melzo. Nei giorni precedenti al blitz, Lo Re e compagnia sono entrati in uno stanzino adiacente al perimetro della banca e hanno bucato parzialmente il muro, aprendo anche un piccolo varco per guardare cosa ci fosse dall'altra parte e scoprendo che lì c'era una stanza con un bancomat. Secondo gli investigatori, non era quello il loro obiettivo, bensì le casse temporizzate con 300mila euro. Tradotto: il piano potrebbe essere stato cambiato in corsa. Non più il blitz dal muro, ma l'attesa nello stanzino per uscire all'improvviso e sequestrare il primo dipendente.
Il colpo fallito
Lunedì i banditi si sono mossi all'alba da Peschiera Borromeo. A Liscate, hanno lasciato la Polo con cui si muovevano abitualmente e sono saliti su una Panda rubata il 2 marzo in provincia di Lodi, con Russo a seguirli su un'Audi. I rapinatori, escluso Liotti rimasto in macchina ad attendere gli altri per la fuga, sono andati sul retro della banca, hanno forzato una porta tagliafuoco, si sono infilati nel parcheggio interrato per i dipendenti e sono risaliti al primo piano, nascondendosi nello stanzino.
La visita inattesa e le manette
A un certo punto, è arrivata però una visita inattesa: quella di un'addetta alle pulizie, che ha aperto la porta dello stanzino per attivare il pulsante per l'apertura degli ingressi. La donna si è ritrovata davanti i quattro col volto coperto, che a quel punto sono scappati, non prima di aver minacciato l'addetta alle pulizie: "Non chiamare la polizia sennò ti veniamo a cercare". Hanno fatto poca strada: gli investigatori della Mobile li hanno arrestati all'uscita.