Melzo (Milano) - L’atmosfera è quella di un normale sabato preelettorale, con il mercato, le bandiere e i volantini, e in via Boves, davanti alla palazzina della tragedia, è tornata la calma. Ma l’agghiacciante morte di Lucia Cipriano, trovata a pezzi nella vasca da bagno di casa sua, e il fermo della figlia maggiore Rosa Fabbiano, 58 anni, in carcere da giovedì sera con l’accusa di omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere, tengono banco a Melzo nelle conversazioni a bassa voce e nello scuotere il capo degli anziani, "quello che è accaduto è incredibile".
Il quadro è delineato, qualche risposta ai quesiti ancora aperti potrebbe dare l’autopsia, che sarà disposta sui resti dell’anziana e affidata a periti esperti di anatomia patologica, tessuti e Dna. Perché di Lucia Cipriano, morta a fine marzo e abbandonata in una vasca da bagno trasformata in bara, rimane ben poco. La figlia Rosa resta chiusa nel mutismo: non ha risposto ad alcuna domanda degli inquirenti, ha taciuto davanti ai quesiti del pm. Aveva parlato l’ultima volta giovedì, guardando in faccia la sorella Loredana, arrivata a Melzo per vedere finalmente la madre, per parlare con l’assistente sociale, per offrire un supporto alla sorella maggiore: "Ho fatto un disastro, non ce la facevo più". Bocca chiusa davanti ai carabinieri che avevano già trovato il corpo della madre nella vasca: forse un cenno del capo, un brandello di ammissione di responsabilità. Rosa Fabbiano sarà nuovamente interrogata a ore. Nessun provvedimento a carico di altri è nell’aria. Estranei ai fatti i familiari della donna, schiacciati da un inimmaginabile epilogo.
Rosa aveva detto di aver ricoverato la madre in una struttura vicino a casa sua, a Mombretto di Mediglia. Una versione plausibile considerato il drammatico precipitare delle condizioni di salute dell’anziana, che gridava e in pieno inverno usciva per strada in pantofole e pigiama, come raccontato da un vicino.