"Ho lavorato una vita, sono finito in una casa popolare. E per fortuna, altrimenti non so come farei". Antonio Emanuele Pisani riceceve una pensione di 600 euro al mese. "Mi bastavano finché mia moglie lavorava. Poi è mancata. Fino ad aprile l’aiuto arrivava da mio fratello: un assegno mensile. Mio fratello è il più anziano delle vittime provocate dall’esplosione nella centrale idroelettrica di Bologna". Settantasei anni, elettricista, ha sposato una donna più giovane con tre figli "che ho riconosciuto". A Morbegno, nella Bassa Valtellina, gli bastavano anche quei 600 euro di pensione. "Pochi perché ho sempre lavorato per artigiani. L’importo è calcolato su 15 anni di contributi: quando è stato il momento di smettere ho scoperto che tante piccole imprese non me li hanno versati. Molte sono sparite, recuperarli è stato impossibile". Con la moglie - prima - e il fratello poi "riuscivo a pagare l’affitto della casa: 600 euro". Da solo "con la mia pensione non è più possibile". "Per fortuna il Comune mi ha assoegnato un alloggio popolare e la Caritas mi sostiene con un pacco alimentare – racconta con dignità –. Da dicembre inizierò a pagare un canone di 140 euro al mese e dovrebbe andare meglio".
C’era anche lui a Milano, ieri mattina, nel giorno della mobilitazione dei pensionati lombardi organizzata dallo Spi Cgil Lombardia, in piazza San Babila. "Come uno sciopero, per tutelare i loro diritti attaccati o ignorati dopo una vita di sacrifici e contribuzione", ha spiegato il sindacato dei pensionati. In Lombardia, secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, sono 2,3 milioni le pensioni erogate per vecchiaia: 778.177 non raggiungono il mille euro. Il 32,4%, quasi una su tre. Sono quelle pù penalizzate dagli adeguamenti previsti dalla manovra del Governo. "L’aumento di 3 euro delle pensioni più basse è una presa in giro – commenta Pisani –. Come dire che gli anziani non contano nulla". In piazza, a Milano, dietro lo striscione della Valcamonica, c’era Teresa Marini, 68 anni, di Darfo Boario (Brescia). "Tre euro? Non compro neppure le brioche al nipotino" dichiara amareggiata. "La mia pensione è di circa 800 euro: è bassa, ma sommata a quello di mia marito ci consente di vivere anche perché siamo lontani dalle città e non abbiamo affitti da pagare. Ma non ha un’abitazione di proprietà? Ho lavorato 39 anni in un laboratorio tessile di alta moda: i miei contributi li ho versati e ci fanno sentire un costo. Invece spendiamo i nostri risparmi nlla sanità. Chi li ha. Chi non li ha deve rinunciare a curarsi, perché ormai dobbiamo rivolgerci al privato". Come lei, in provincia di Brescia, sono 89.118 a vivere con meno di 1.000 euro, il 33,7%. A Lodi e Milano l’incidenza scende al 30%. In Valtellina sale al 38%.