GIULIA BONEZZI
Cronaca

San Carlo, mensa infestata: i tecnici dell’Ats chiudono la struttura

Residui marci e insetti dentro un tritarifiuti

Una mensa in un'immagine di repertorio

Milano, 30 agosto 2019 - Ieri l’Ats Metropolitana ha chiuso la mensa dell’ospedale San Carlo, quella per i degenti, da circa mille pasti al giorno. Gli ispettori dell’Ats si sono presentati nelle cucine al pianterreno del monoblocco durante la preparazione del pranzo per un controllo di routine e hanno trovato numerosi insetti all’interno di un dissipatore (un tritarifiuti) in un locale destinato al lavaggio attiguo (e non separato da alcuna porta) a quello in cui si lavorano le pietanze. L’infestazione era proliferata in una cisterna con un fondo d’acqua stagnante e residui alimentari marciti all’interno del grosso dissipatore che, secondo quanto riferito dall’Asst Santi Paolo e Carlo, era in disuso da almeno tre anni. Così, come avviene ogni volta che durante un’ispezione salta fuori anche solo una blatta raminga in una cucina, l’Ats non ha potuto che imporre i sigilli. L’ospedale s’è impegnato a smontare e rimuovere già ieri il dissipatore (in condizioni d’“isolamento”, per scongiurare contaminazioni), e a sanificare nella notte la cucina che confida di riaprire per il pranzo di oggi, previo via libera dell’Ats. Le colazioni vengono gestite dai reparti, e ieri sera è stata servita ai pazienti una cena fredda, proveniente dalla mensa del San Paolo che appartiene alla medesima Asst pubblica, con molte scuse da parte dell’ospedale. Ai sindacati interni del San Carlo le scuse non bastano. «Quello che è accaduto è gravissimo, un grande danno d’immagine per l’azienda – tuona Giovanni Conte dell’Usb –. Questa è l’ennesima dimostrazione che gli affidamenti chiavi in mano non sono garanzia di efficienza, chiediamo di reinternalizzare il servizio». La mensa per i degenti del San Carlo infatti è appaltata a una ditta esterna, e adesso, sottolinea Andrea Pinna della Cgil, «chiediamo al direttore generale Matteo Stocco che venga fatta chiarezza sugli obblighi in capo a questa società e su eventuali responsabilità a livello del suo corpo dirigenziale, su chi doveva e deve verificare il servizio reso in base agli obblighi contrattuali».

Che includono a carico dell’appaltatore anche «i costi di manutenzione delle apparecchiature», si legge in una delibera aziendale del 29 giugno 2016, che aderendo a una gara degli allora Icp affida la mensa per i pazienti (destinando gli addetti interni a quella per i dipendenti) all’Rti Fabbro spa fino al 31 ottobre 2017 «ovvero per quel maggiore o minor periodo conseguente alla definitiva aggiudicazione» di una futura gara bandita da Arca. Nel provvedimento si specifica «che non è stato possibile» aderire alla gara precedente della centrale regionale appalti perché riservata «alle aziende in possesso di locali e attrezzature non obsolete»; e che «stante la necessità di effettuare lavori e acquisire nuovi arredi e attrezzature per la cucina degenti» l’Asst ha chiesto «appositi finanziamenti» alla Direzione Welfare. Ora, aggiunge Pinna, «chiediamo di sapere se questi fondi chiesti dall’allora dg Marco Salmoiraghi sono arrivati e dove eventualmente siano finiti». «Nessuna ditta accetterà comunque una gestione con inclusa la ristrutturazione dei locali se non sappiamo che fine farà l’ospedale», ragiona Gianni Santinelli dell’Usi Sanità. Si torna sempre lì, all’impasse del San Carlo e del San Paolo, giganti vetusti destinatari di megaristrutturazioni da 48 e 42 milioni di euro che la Regione ha deciso però di stornare in gran parte su un nuovo ospedale di cui non è più chiara nemmeno la location: «Bisogna che decidano. Altrimenti ogni intervento sarà soltanto una toppa, e le nostre strutture diventeranno sempre meno sicure».