Mercatone Uno, chi ha affossato la catena? Tre ex commissari rischiano il processo

Ipotizzate responsabilità per Ermanno Sgaravato, Stefano Cohen, Vincenzo Tassinari, Valdero Rigoni e Michael Thalmann. Passivo di 95,6 milioni di euro

Il fallimento del Gruppo Mercatone Uno ha lasciato 1.800 persone senza lavoro

Il fallimento del Gruppo Mercatone Uno ha lasciato 1.800 persone senza lavoro

È una pagina da chiarire quella che ha portato all’affossamento della catena di negozi del Gruppo Mercatone Uno. La procura di Milano ha chiuso il 21 giugno uno dei filoni d’indagine, ipotizzando responsabilità per tre ex commissari straordinari della catena – Ermanno Sgaravato, Stefano Cohen e Vincenzo Tassinari – nonché per gli ex amministratori della holding Shernon Valdero Rigoni e Michael Thalmann.

Le indagini sono state svolte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e coordinate dai pubblici ministeri Luca Gaglio e Roberta Amadeo e dall'aggiunto Laura Pedio. L’inchiesta riguarda il reato di bancarotta fraudolenta per effetto di operazioni dolose che avrebbero causato un passivo accertato di 95,6 milioni di euro. Migliaia di lavoratori e famiglie hanno subito le devastanti conseguenze economiche della presunta malagestione del gruppo Mercatone Uno.

Gli indagati, secondo gli inquirenti, avrebbero stipulato un contratto preliminare di cessione dei compendi aziendali, concluso tra Shernon e il Gruppo Mercatone Uno in amministrazione straordinaria il primo giugno del 2018, contratto che ricalcava l'offerta di acquisto già formulata da Shernon e autorizzata dal comitato di Sorveglianza e dal Ministero dello Sviluppo Economico, mediante una serie di previsioni negoziali che dovevano garantire la sostenibilità economico-finanziaria dell'operazione e quindi la continuità aziendale di Shernon.

Al momento della sottoscrizione del preliminare, però, viene meno l'impegno del fondo americano Tpg (pochi giorni prima del  rogito di compravendita dei compendi aziendali) e "nella consapevolezza del rischio di insolvenza della società Shernon", gli indagati "ideavano o comunque avallavano, perfezionavano e davano esecuzione a una serie di atti" e violando i provvedimenti autorizzativi, secondo la tesi accusatoria, "attuavano condizioni sostanzialmente e radicalmente difformi da quelle autorizzate e previste nel contratto preliminare, consapevolmente realizzando un'operazione che sin dall'origine era certamente inidonea a garantire la continuità aziendale della Shernon".

In particolare, "venivano sottratte a Shernon le rimanenze del gruppo Mercatone Uno in amministrazione straordinaria, che rappresentavano l'unica risorsa con cui Shernon avrebbe potuto generare i flussi di cassa idonei a garantire nell'immediato la gestione ordinaria, e dunque la continuità aziendale, aggirando il divieto di cessione delle rimanenze a soggetti terzi diversi da Shernon" imposto dal Mise e fissato nel preliminare del giugno 2018. Ai tre commissari straordinari è stata anche cointestata l'aggravante dell'aver commesso i fatti in violazione dei doveri inerenti la pubblica funzione esercitata.