SIMONA BALLATORE
Cronaca

Meyer e la Prima dell’addio: "Io collezionista di emozioni. Quest’opera lascerà il segno"

Il sovrintendente sottolinea il sostegno del privato e i 44 milioni di ricavi nell’ultimo anno "Mi spiace lasciare Milano, i lavoratori del Piermarini e i miei compagni di viaggio".

Meyer e la Prima dell’addio: "Io collezionista di emozioni. Quest’opera lascerà il segno"

Il sovrintendente sottolinea il sostegno del privato e i 44 milioni di ricavi nell’ultimo anno "Mi spiace lasciare Milano, i lavoratori del Piermarini e i miei compagni di viaggio".

"Probabilmente è l’ultima conferenza stampa che faccio qui".

Il sovrintendente Dominique Meyer è circondato dai "compagni di strada di lungo termine" e da chi lo ha "raggiunto da poco". Prima di entrare nel vivo de “La forza del destino“ - l’opera chiamata ad aprire la sua ultima stagione da sovrintendente - non nasconde un velo di nostalgia. E viene accolto da un applauso. "Mi ricordo quando avevo cominciato: c’era il Covid, non era proprio il momento propizio per le relazioni", dice prima di ringraziare i sostenitori della Scala. "Ho l’impressione che molti lo diano per scontato, ma l’anno scorso abbiamo raggiunto 44 milioni di ricavi, un compenso enorme che viene dalla generosità e dal desiderio delle persone di appoggiare la Scala, di portarla avanti". Lo dice senza mezzi termini: "I privati ci danno più soldi del pubblico, quando siamo in difficoltà ci danno una mano. Tutto quello che abbiamo fatto in questi anni - tutto - è stato finanziato dai privati. Son dati di fatto". Ma lascia alle porte le polemiche, ricordando l’aiuto del Comune e quelle impalcature che presto lasceranno trapelare dalle facciate "i colori spariti ritrovati dagli specialisti, come l’azzurro, che rinfresca l’occhio". Ringrazia poi il pubblico, che ha risposto ancora una volta: "Tutte le repliche di dicembre de “La forza del destino“ sono esaurite. Un bel risultato", anche considerando lo spettacolo "importante e difficile" che inaugurerà la stagione. "Siamo di fronte a un capolavoro della storia dell’opera, che ha un valore forte in questo teatro in particolare – sottolinea Meyer –. Ed è una piccola fortuna che l’opera non sia stata eseguita per anni. Un piccolo “buco“ lasciato dalla storia è un’opportunità se ci sono artisti disponibili". In questo caso c’è "un cast eccezionale": non ha dubbi. "Quest’opera si può fare solo quando si hanno i cantanti: cosa che non succede in ogni generazione", ammette, prima di ringraziare il maestro Riccardo Chailly: "Abbiamo collaborato molto bene in questi anni – confessa – è stato un piacere e un onore".

Mancano poco più di due mesi alla fine del suo mandato: gli mancheranno la città, i lavoratori della Scala, il pubblico. "Non sono di pietra o di ferro e mi dispiace lasciare Milano – conclude a margine della conferenza –. Mi è dispiaciuto lasciare anche Parigi e Vienna. Mi sono affezionato alla città, al teatro, non ai muri che cerco di tenere in ordine come un custode, ma alle 900 persone che lavorano qua e al pubblico. La mia vita è una collezione di emozioni". Le stesse emozioni che augura al pubblico di provare il 7 dicembre.