Melzo (Milano) - "Povera donna, una fine terribile e ingiusta". Lo sgomento, l’incredulità e l’attesa della città a poche ore dal ritrovamento del corpo di Lucia Cipriano, ottantaquattrenne, "in gamba e in salute" sino a pochi mesi fa. Forse assassinata (si procede per omicidio), sicuramente sezionata e fatta a pezzi, avvolta in un telo, e lasciata a marcire nella vasca da bagno del suo appartamento. Da settimane, forse da più di un mese.
Il ritrovamento del corpo ieri mattina, in circostanze drammatiche. Poi una giornata di cordoni, esami dei reparti scientifici, perizie del medico legale, certosini rilievi sul posto, e riserbo assoluto. Mentre in via Boves, dove la donna abitava, e dove è stato ritrovato il suo cadavere, si cercavano riscontri ed elementi utili, altrove, nelle stanze della tenenza dei carabinieri, si procedeva, ora dopo ora, agli interrogatori: le tre figlie, Loredana, Cosma e Rosangela Fabbiano, i parenti, i conoscenti della vittima. La sensazione quella di una possibile svolta vicina. Lucia Cipriano è stata ritrovata cadavere ieri mattina. Poco prima del drammatico rinvenimento, due delle sue figlie, Loredana e Rosangela, si sarebbero incontrate sotto il portone del caseggiato dove viveva la madre. Loredana in arrivo in auto da fuori regione: da settimane non riusciva più a contattare l’anziana madre. Le due donne avrebbero percorso qualche metro in macchina insieme, verso i campi. Poi, all’improvviso, una di loro si sarebbe allontanata.
Mentre i militari, ieri pomeriggio, setacciavano l’alloggio, uomini armati rimanevano a presidio delle automobili con cui le due sorelle, di prima mattina, erano giunte sul posto: una Kia Picanto gialla, di Loredana, che da anni viveva fuori regione, e che da settimane non riusciva a contattare la madre; e una Ford Ecosport nera, di Rosangela. Entrambe le auto sono state portate via nel pomeriggio, a bordo di un carro attrezzi, sottoposte a sequestro. Ad assistere al lavoro degli inquirenti, per tutto il giorno, tanti curiosi. A metà pomeriggio, con il carro funebre fermo in attesa, i passaggi di corsa di madri e padri con per mano i bimbi usciti da scuola, poche decine di metri più in là.
Qualcuno ricorda Lucia, "una donna energica". Un’operatrice del Comune le aveva portato, sino a tre anni fa, i pasti a casa: "Me la ricordo bene, andavo da lei ogni giorno, e avevo conosciuto una delle figlie. Una donna in salute, autosufficiente. Al punto che il servizio, a un certo punto, non fu più necessario". Fra una voce e l’altra, nel racconto dei concittadini, quella di dissapori in famiglia. L’appartamento dell’orrore al secondo piano della palazzina. I vicini di casa affacciati ai balconi, a guardare l’incessante andirivieni delle tute bianche. Da una finestra aperta della palazzina con i mattoni a vista l’odore penetrante della morte, finalmente liberata dall’involucro e dal segreto.