
Silvio Berlusconi ed Ernesto Pellegrini
Come Silvio Berlusconi, ha sempre dichiarato con orgoglio di essere un imprenditore "fattosi da sé". E, come l’ex proprietario del Milan, ha vissuto un’irrepetibile stagione di successi quale presidente-tifoso della squadra di calcio del suo cuore.
Ernesto Pellegrini, nominato anche lui Cavaliere del lavoro, ha stretto con Berlusconi un’amicizia durata quasi 40 anni: "È stato un rapporto umano molto forte e molto bello, fondato su stima e rispetto reciproci. Mai un litigio, mai un problema... C’era rivalità sportiva quando io presidente dell’Inter e lui del Milan, ovviamente, ma sempre nel segno della lealtà", ricorda Ernesto Pellegrini, titolare di un impero nel campo della ristorazione collettiva e il 17esimo presidente dei nerazzurri fra il 1984 e il 1995. L’epoca dell’Inter dei record, con il mitico scudetto della stagione 1988-89, 58 punti in 34 partite quando la vittoria valeva 2 punti. In questa lunga storia di amicizia, neppure il rifiuto che Pellegrini fece di diventare l’anti-Sala nelle elezioni amministrative del Comune di Milano – correva l’anno 2016 – incrinò il solido rapporto fra i due: "Berlusconi mi propose di candidarmi per il centrodestra a sindaco di Milano contro Giuseppe Sala. Quel giorno c’era anche mio genero, Alessandro Ermolli, il cui padre Bruno, da consulente, era uno degli uomini più vicini a Berlusconi. Mi disse che erano d’accordo tutti, anche Salvini e La Russa. Gli risposi la sera stessa, ringraziandolo per l’opportunità ma declinando l’offerta. Spiegai che non ero mai stato un politico, solo un imprenditore, e che preferivo concentrare tutte le mie priorità sugli oltre 10mila dipendenti che lavorano per la mia azienda".
Presidente Pellegrini, facciamo un passo indietro. In quale occasione ha conosciuto Berlusconi?
"Nel 1984, a casa di un comune amico. Io ero appena diventato presidente dell’Inter, lui non era ancora assurto nell’Olimpo dei grandi imprenditori, ma simpatizzammo immediatamente, eravamo entrambe persone estroverse. Da allora nacque una vera amicizia, proseguita negli anni. Alla villa di Arcore, per un pranzo, ci misi piede la prima volta nel 1989. Quell’anno il Milan aveva vinto la Coppa dei Campioni, l’Inter si era portata in vetta al campionato. Berlusconi disse a Galliani di assegnare i servizi di ristorazione delle sue aziende – tranne la mensa di Milanello – al mio gruppo. Fu un gesto molto bello nei miei confronti, che non posso dimenticare. Tuttora gestiamo le mense aziendali di Mediaset e Mondadori".
Gli amici veri però si vedono nel momento del bisogno.
"Infatti. Come nel 1994. Per quella stagione da presidente dell’Inter mi ero assicurato l’acquisto di Dennis Bergkamp, considerato allora il più forte giocatore al mondo, e di un altro olandese, Wilhelm Jonk, e poi gli italiani Paganin, Festa e Dell’Anno. Avevo portato alla squadra neroazzurra una vera e propria corazzata. Eppure il club non andò bene in campionato (tredicesimo posto, ndr) ed io, nonostante la vittoria della Coppa Uefa, entrai in crisi. Berlusconi, che era diventato da poco presidente del Consiglio, mi inviò una lettera di “soccorso“, vergata a mano, dove esprimeva tutta la sua amicizia e vicinanza, concludendo con “viva l’Inter“".
L’ultima volta che l’ha sentito?
"Al telefono, circa un anno fa. Avevo intuito che non stesse bene, ma non mi ha fatto alcun accenno alla leucemia".
Un rammarico?
"Circa cinque anni fa era venuto al ristorante solidale Ruben di zona Lorenteggio. Mi aveva fatto i complimenti per il progetto, aggiungendo che voleva che insieme aprissimo altri “Ruben“ negli altri capoluoghi italiani. Era un’idea bellissima. Peccato che, entrambi troppo presi dal lavoro, non l’abbiamo portata avanti".