Stanno fermi, i due migranti. Uno è seduto, l’altro è coricato, seminudi nel freddo invernale, battuti dalla pioggia che cade sul cortile del Centro di permanenza per i rimpatri di Milano. Stanno lì come forma di protesta per denunciare la scarsità del cibo e delle cure mediche che ricevono. La struttura è quella di via Corelli, commissariata lo scorso dicembre dalla Procura di Milano a causa delle condizioni “disumane” in cui versavano le persone trattenute lì.
La protesta avrebbe avuto luogo nella notte tra il 10 e l’11 febbraio ed è stata registrata in un video pubblicato poi pubblicato su Instagram dall’associazione “No ai Cpr”. In una nota, gli attivisti spiegano che “alcune delle persone trattenute si sono spogliate seminude sotto la pioggia e sono lì da diverse ore senza che nessuno, tra agenti e personale, si degni di prestare ascolto”.
La questione sanitaria
“Le lamentele delle circa 50 persone attualmente detenute – scrive l’associazione – riguardano le condizioni di trattenimento: nonostante molti di loro siano ricoperti di macchie pruriginose su tutto il corpo (scabbia? Cimici? Intossicazione?) non ricevono cure neppure quando hanno la fortuna di riuscire ad accedere all’infermeria: la solita infermeria dove gli unici farmaci sui quali non si lesina sono quelli sedativi, la ‘terapia’. In particolare un ragazzo diciottenne pare me riceva in abbondanza tre volte al giorno, ed è tra quelli ricoperti di macchie”.
La facilità con cui vengono prescritti psicofarmaci in questo tipo di strutture è stato rilevata, nel 2005, in un rapporto di Medici per i diritti umani, ma in alcuni centri italiani è stata segnalata anche successivamente. Un’inchiesta di Altreconomia, ad esempio, la documentava nel Cpr di Ponte Galeria a Roma nel 2023. Nessuna indagine strutturata, comunque, l’ha registrata nel centro di via Corelli dopo il commissariamento.
La protesta per il cibo
La protesta riguarda anche con la qualità del cibo servito nel Cpr. “Oltre ad essere in porzioni letteralmente da fame – scrivono gli attivisti – dicono sia immangiabile. Ma l’alternativa è comprare i biscotti dal gestore (senza scontrino), mentre dall'esterno non permettono alle famiglie (per chi ce l'ha) di portare cibo cucinato ma solo confezionato e solo alcuni articoli”.
Cosa sono i Centri di permanenza per i rimpatri
Istituiti nel 1998, i Centri di permanenza per i rimpatri sono luoghi in cui vengono trattenuti i cittadini stranieri in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione dal territorio nazionale. L’espulsione può arrivare perché non si possiede un permesso di soggiorno valido oppure a seguito di decisione dell’autorità giudiziaria.
Benché siano pensati come strutture per un soggiorno temporaneo, spesso la durata della detenzione è molto lunga. Il motivo è che applicare i decreti di espulsione è molto complicato, dato che mancano accordi bilaterali tra l’Italia e molti dei paesi verso cui dovrebbero tornare le persone trattenute.
Il commissariamento di via Corelli
Lo scorso dicembre, la Procura di Milano ha disposto un sequestro impeditivo d’urgenza della società Martinina srl, che gestiva il centro via Corelli. Qualche giorno prima era stato oggetto di ispezione in un’inchiesta per frode e turbativa della Guardia di finanza, da cui era emerso che i migranti, tra le altre cose, non ricevevano cure e mangiavano cibo scaduto. Un’operatrice sanitaria aveva spiegato che durante l’estate il sapone a volte non veniva consegnato e così “di fatto le docce non venivano fatte”. Ai migranti veniva impedito anche di “parlare con gli avvocati”.