GIULIO MOLA
Cronaca

Milan vostro a 1,2 miliardi, il gruppo Vuitton valuta

La richiesta del Fondo Elliott tra voci e smentite. Il leader del lusso ha affidato a una banca londinese la verifica. Il nuovo stadio fa la differenza

Bernard Arnau

Milano, 30 ottobre 2019 - Il progetto per un nuovo San Siro è pronto a decollare. Un maxi-investimento da un miliardo e duecento milioni con paletti sparsi qua e là, ma che non spaventano Inter e Milan. Soprattutto il Fondo Elliott, azionista di maggioranza dei rossoneri, vuole accelerare, ben sapendo che con la certezza di poter giocare in uno stadio moderno sarebbe più facile cedere il club a condizioni vantaggiose. Negli ultimi mesi voci si sono rincorse nei salotti parigini e milanesi, tutte in un’unica direzione: portano al settantenne Bernard Arnault, proprietario del gruppo Lvmh-Louis Vuitton (il più grande polo mondiale del lusso, con 70 marchi), seriamente interessato ad acquistare il Milan. Non c’è ancora un’offerta, ma esiste una richiesta di Elliott, quantificabile in un miliardo e duecento milioni di euro. E probabilmente destinata a ribassarsi (950 milioni?) dopo gli ultimi, pesantissimi rossi nel bilancio (-156 milioni al 30 giugno 2019).

Passo indietro. Ma perché proprio l’imprenditore miliardario che rappresenta Vuitton? E soprattutto, davvero Elliott vorrebbe cedere il club ancor prima di vedere la posa del primo mattone per il nuovo stadio? Anche se la proprietà continua a smentire, Paul Singer, numero uno del fondo statunitense, vuole rilanciare velocemente la squadra per poi venderla. Già nei mesi scorsi pare sia stata rifiutata un’offerta da 600 milioni di euro messa sul piatto da Daniel Kretinsky, 39 anni, presidente del colosso dell’energia ceco Eph e proprietario dello Sparta Praga. Questo perché Elliott, che per il Milan ha già investito quasi 700 milioni in meno di due anni, vorrebbe incassare il doppio. Ma i conti in rosso e soprattutto il rendimento sul campo (nonostante le sostanziose spese sul mercato) non facilitano l’operazione. E poi le spaccature interne (le parole di Paolo Maldini sulla proprietà hanno infastidito il signor Singer al punto da aver pensato ad allontanare il dirigente) non aiutano. Eppure da luglio i rumors sono diventati sempre più insistenti, così come le conferme (arrivate da addetti ai lavori ma pure dal mondo della politica e dell’imprenditoria): non solo Arnault vorrebbe rilevare il Milan entro l’estate del 2020, ma da tempo ha affidato alla Lazard, banca d’investimento di Londra, il ruolo di advisor. Fra agosto e settembre la trattativa era avviata (compresi sondaggi e reclutamenti nel grande calcio internazionale per il nuovo staff), poi ci sono stati rallentamenti, e non solo per la questione del prezzo ma pure per il controllo di alcune voci del bilancio.

Nonostante morbide smentite della multinazionale, il proprietario di Lvmh (che finora non si è mai interessato al calcio), ha confidato in ambienti parigini della moda di essere intenzionato a sbarcare a Milano, spinto anche dalla nuove dinamiche dell’economia europea (con la Brexit Londra ha perso il suo ruolo centrale nell’industria del lusso, tutto gira attorno al triangolo Francoforte-Parigi-Milano). Insomma, il pallone diventerebbe un ramo dell’industria dello sfarzo, un brand su cui appoggiare sponsor con contratti milionari che andrebbero ad appesantire gli introiti. E poi il progetto sportivo: rilancio del Milan affidandosi ad un grande profilo (il sogno è Massimiliano Allegri). Elliott, dal suo canto, vuole vendere. E sa bene che l’operazione stadio aumenterebbe il valore fittizio del club. La partita è appena iniziata: un miliardo per la storia del club.